I jihadisti pro al-Qaeda vogliono recuperare terreno approfittando del graduale ritiro della missione ATMIS. Inoltre, devono fronteggiare le continue offensive del Danab.
Kinshasa continua ad accusare Kigali di sostenere i ribelli Tutsi e minaccia risposte armate. L’EAC cerca ancora di mediare, mentre si affacciano altri attori stranieri.
I ribelli accettano il cessate il fuoco, ma non firmano il documento. L’organismo minaccia risposte armate in caso di violazioni, ma i Tutsi non lasceranno facilmente il North Kivu.
MONUSCO afferma che si tratta di una ritirata strategica, ma è una resa verso M23, che ora acquisisce una infrastruttura fondamentale al confine con Rwanda e Uganda.
Ci sono già diversi morti e l’area è stata isolata. Alcuni contagiati, però, sono fuggiti dall’ospedale e sono scomparsi. C’è il rischio di un’epidemia nel paese.
I jihadisti pro-ISIS massacrano i civili a Ituri e North Kivu. E’ una sfida a Kinshasa e un segnale alla popolazione. Inoltre, hanno rifornito le nuove basi a Beni, Irumu e Mambasa.
Obiettivo: limitare l’operatività e la libertà di movimento dei jihadisti pro-ISIS prima che sia tardi. I miliziani, intanto assaltano alle carceri per rafforzarsi.
Kinshasa e Kigali si accusano reciprocamente di sostenere i ribelli. L’UA chiede di abbassare i toni anche per non penalizzare l’operazione anti-ISCAP lungo i confini.
Le forze congiunte attaccano Mwalika e Kikingi, riprendendo Mwenda. Qui si erano rifugiati i jihadisti in fuga da Beni. Obiettivo: chiuderli in una tenaglia.