Il premier eletto, fuggito dalla capitale a maggio per gli scontri con le milizie di Dbeibah, presumibilmente ha raggiunto intese con le fazioni che blindano la città.
I gruppi pro-Turchia lamentano il mancato pagamento dei salari e di essere prigionieri all’interno dei loro campi. C’è rischio di una guerra interna vicino alle grandi città e della nascita di nuove bande criminali.
Il vice premier del GNU, Al-Gotrani, ipotizza un esecutivo parallelo in Cirenaica, a causa di Dbeibah. In realtà, cerca consensi in quanto il figlio del Rais ha l’appoggio di Russia, Turchia e LNA.
Il vice speaker di Torbruk, Al-Nuwairi, si trasferisce a Tripoli e avvia la transizione. Intanto, Dbeibah, è in Turchia con una maxi-delegazione per rafforzare le relazioni commerciali.
Obiettivo: raggiungere la quadra su nuovo governo di transizione e Consiglio Presidenziale, in vista delle elezioni. Italia, Francia, Germania, UK pronte ad azioni contro chi minaccia il cammino.
Bashagha incontra gli sceicchi delle ex roccaforti di Haftar: Bani Walid e Tarhuna. Intanto, Misurata discute con la Cirenaica sullo scambio di prigionieri tra GNA-LNA.
La palla passa a Tripoli e Tobruk per l’ok definitivo. Intanto, rappresentanti di Sarraj e Haftar lavorano per ripristinare il traffico aereo tra Mitiga (Ovest) e Benina (Est), ma non Sabha.
Dai negoziati dovrebbero uscire diversi accordi: dall’unificazione delle istituzioni al futuro di Sirte e Jufra, contese da Sarraj-Haftar. Intanto decolla l’output di petrolio.
Sarraj e Haftar costretti ad affrontare un’escalation di manifestazioni a causa dei black out, dove peraltro si denuncia che le milizie alleate sono privilegiate.