Obiettivo: raggiungere la quadra su nuovo governo di transizione e Consiglio Presidenziale, in vista delle elezioni. Italia, Francia, Germania, UK pronte ad azioni contro chi minaccia il cammino.
Bashagha incontra gli sceicchi delle ex roccaforti di Haftar: Bani Walid e Tarhuna. Intanto, Misurata discute con la Cirenaica sullo scambio di prigionieri tra GNA-LNA.
La palla passa a Tripoli e Tobruk per l’ok definitivo. Intanto, rappresentanti di Sarraj e Haftar lavorano per ripristinare il traffico aereo tra Mitiga (Ovest) e Benina (Est), ma non Sabha.
Dai negoziati dovrebbero uscire diversi accordi: dall’unificazione delle istituzioni al futuro di Sirte e Jufra, contese da Sarraj-Haftar. Intanto decolla l’output di petrolio.
Sarraj e Haftar costretti ad affrontare un’escalation di manifestazioni a causa dei black out, dove peraltro si denuncia che le milizie alleate sono privilegiate.
Le manifestazioni, considerate l’alba di una nuova primavera araba, dopo aver colpito il GNA di Sarraj, travolgono Haftar. Questa volta, però, potrebbero rallentare il cambiamento.
Le proteste popolari da Tripoli arrivano anche a Bengasi. Haftar deve affrontare la stessa richiesta mossa a Sarraj: migliori condizioni di vita. L’ondata non sembra arrestarsi.
L’LNA: Stop a operazioni a ovest di Sirte-Jufra in base alla Cairo Declaration. Ma l’annuncio è solo per prendere tempo, le provocazioni contro il GNA e il build up militare continuano.
Per cementare la tregua Sarraj-Saleh vanno superati alcuni scogli come la smilitarizzazione di Sirte-Jufra e lo sblocco del petrolio. Le forze di Haftar, intanto, cominciano a perdere pezzi.