Il caso conferma le ambizioni dei Paesi del Golfo ed evidenzia nuovamente i limiti (e i rischi) in Europa, amplificati dalla infowar e dalla guerra cognitiva.
Gli hacker pro-Russia, responsabili degli attacchi a paesi ed entità che sostengono l’Ucraina, si inventa di tutto per fare cassa. Dalle vendite delle scarpe ai gioielli, passando per Adwords.
I canali Telegram nella Federazione, dopo l’inizio della controffensiva di Kiev, si popolano di avvisi su come difendere le grandi città. Soprattutto al confine.
@AggressiveCurl di Blue Hornet/Against The West annuncia un maxi data leak dal social network, che avrebbe compromesso i dati di oltre un milione di utenti.
I contractor russi cercano personale specializzato in operazioni “nel vicino estero”. La PMC, uscita dall’ombra, ora si fa pubblicità su web, social network e cartelloni.
Gli esperti di cybersecurity di Restore Privacy: Li offre l’utente “devil” su Breached Forums e sono reali. Il criminale li ha raccolti sfruttando una falla attiva a gennaio.
Cresce il fenomeno sui social network, anche in Italia, ma cade il falso mito dell’impunità per i criminali. Possono essere perseguiti e condannati, ma bisogna denunciare.
Sui social network usati dai giovanissimi circolano video di propaganda sui rischi di una Terza Guerra Mondiale. E’ una campagna Psy-Ops pro-Russia, che sfrutta le leve già applicate da ISIS.