Kinshasa continua ad accusare Kigali di sostenere i ribelli Tutsi e minaccia risposte armate. L’EAC cerca ancora di mediare, mentre si affacciano altri attori stranieri.
Proteste a Goma contro la forza dell’EAC, che subisce le stesse accuse di MONUSCO. Si sospettano influenze esterne e una regia comune delle campagne d’odio.
Baghdad invia rinforzi ed equipaggiamenti per contrastare le crescenti violazioni alla sua sovranità nazionale. Il Kurdistan, invece, riceve aiuti internazionali per la sicurezza.
Rimpallo di accuse tra Kinshasa e M23 su violazioni e massacri nel North Kivu. Per ora si vive in un limbo, ma c’è chi rema contro. Intanto, la popolazione scende in strada.
Ankara bombarda “teoriche” postazioni del PKK in Iraq (e Siria). Teheran poi interviene nelle stesse aree contro quelli che “alimentano” le proteste. Le reali agende si sovrappongono.
Attacco alla moschea-santuario di Shah Cheragh a Shiraz. Il rischio è che i jihadisti pro-ISIS approfittino delle proteste per compiere stragi, alimentando l’escalation di violenza nel paese.
Per la prima volta ci sono morti tra le forze di sicurezza: un colonnello delle IRGC e un membro della milizia Basij, uccisi da ignoti. E’ il segno che i manifestanti cominciano a reagire alla repressione?
Teheran, pur aumentando le repressioni violente, non riesce a contenerle in nessun modo. Elnaz Rekabi accolta come un’eroina da una grande folla al suo ritorno in patria.
Chiusi i front office, si lavorerà solo per le urgenze e per le imprese. Ci sono rischi concreti di proteste e violenze che acuiranno ulteriormente la crisi.