Epicentro delle manovre: la provincia di Diyala lungo il fiume Narin. Obiettivo: neutralizzare le cellule pro-ISIS che operano tra i due paesi, di base ad Hamrin.
Baghdad invia rinforzi ed equipaggiamenti per contrastare le crescenti violazioni alla sua sovranità nazionale. Il Kurdistan, invece, riceve aiuti internazionali per la sicurezza.
Dall’inizio dell’anno sono stati eliminati almeno 150 leader pro-ISIS. Inoltre, è stata rafforzata la sicurezza ai confini con la Siria e sono nate le brigate miste ISF-Peshmerga curdi.
Abu Dunya era a capo dei jihadisti pro-ISIS a Dibis, distretto strategico per il contrabbando con il Kurdistan e i movimenti dei miliziani con la Siria.
L’ostacolo maggiore all’operatività della forza anti-ISIS è la mancanza di un budget. A Baghdad si discute di una soluzione che potrebbe sbloccare l’impasse.
Abu Mansour, che si spostava tra Iraq e Siria, aveva ricoperto diversi incarichi tra i jihadisti pro-ISIS ed era responsabile della morte di molti civili nell’area.
L’uomo era l’emiro dell’“al-Zarqawi battalion”. Il mistero sul nuovo califfo, le promesse disattese e l’escalation di attacchi subiti stanno mettendo in crisi l’ex ISIS.
Sono stati catturati nell’ambito dell’operazione “Solid Will”. I jihadisti ex Isis rischiano di subire pesanti danni, a seguito delle informazioni in possesso dei comandanti.
L’uomo, già membro di AQI, fu liberato dall’ex ISIS quando il gruppo conquistò Mosul nel 2014. Successivamente, divenne un killer e un esperto nella fabbricazione di bombe.