Arrivati a Goma i rinforzi dal Burundi: opereranno a Kirolirwe, Kitchanga e sulla strada RP 1030. Le truppe del Kenya effettuano le prime ricognizioni a Sake per il ritiro di M23.
Kinshasa blocca tutte le trasmissioni dei canali di Kigali per contrastare la “propaganda” ostile e pro-M23. I ribelli Tutsi, intanto, riprendono gli attacchi nel North Kivu.
L’organismo si prepara a una possibile risposta armata muscolare contro i ribelli Tutsi, che per ora non rispondono. Intanto, qualcuno spara contro un elicottero di MONUSCO.
Kinshasa continua ad accusare Kigali di sostenere i ribelli Tutsi e minaccia risposte armate. L’EAC cerca ancora di mediare, mentre si affacciano altri attori stranieri.
Proteste a Goma contro la forza dell’EAC, che subisce le stesse accuse di MONUSCO. Si sospettano influenze esterne e una regia comune delle campagne d’odio.
Il governo nega la presenza dei mercenari russi nel North Kivu, ma i ribelli Tutsi confermano di averne le prove e di averli anche combattuti a Tongo e Nyamilima (Rutshuru).
I ribelli accettano il cessate il fuoco, ma non firmano il documento. L’organismo minaccia risposte armate in caso di violazioni, ma i Tutsi non lasceranno facilmente il North Kivu.
La mediazione dell’Angola determina un cessate il fuoco e una road map per la normalizzazione delle relazioni. I due paesi coopereranno contro ISCAP e M23.
Obiettivo: riportare la stabilità al confine con il Rwanda, fermando l’espansione di ISCAP e M23. Sarà guidata dal Kenya e non si sa se ci saranno truppe di Kigali.