Al momento è di una “guerra di posizione” e a distanza, ma potrebbe evolvere. Usa e Russia in campo per fermare le TAF e le milizie alleate prima che sia troppo tardi.
Gli sciiti pro-Iran di al-Maliki sono i grandi sconfitti. Si teme un’escalation di violenza dopo le proteste di Hashd al-Shaabi e l’attentato ad al-Khadimi. L’imam punta a sunniti e curdi.
Hashd al-Shaabi e altre fazioni protestano, bloccando l’autostrada Baghdad-Kirkuk. Obiettivo: obbligare al-Sadr a trattare con loro per non perdere peso.
All‘imam sciita servono i curdi o i sunniti per contrastare i tentativi di al-Maliki (e dell’Iran) di togliergli l’autonomia. Nessuno dei due, per ora, sembra però disponibile.
L’Iran si presenta subito a Baghdad per organizzare il futuro. Intanto, ci sono pericoli di nuovi conflitti settari e di danni alla guerra contro l’ex ISIS.
Le forze curde inviano combattenti e assetti, anche pesanti, ad Ain Issa. Si teme un maxi tentativo di infiltrazione dei gruppi alleati delle TAF per prendere la M4.
Si inasprisce anche la guerra interna per gli aiuti di Ankara tra i gruppi alleati delle TAF a Idlib e Aleppo. Sono finiti i soldi per i salari dei combattenti.
I caccia delle TAF hanno attaccato le SDF a Sayda (Ain Issa) alla vigilia del Nowruz. Ormai non è più guerra per procura, Ankara alimenta un’escalation dagli esiti imprevedibili.