Il vice premier del GNU, Al-Gotrani, ipotizza un esecutivo parallelo in Cirenaica, a causa di Dbeibah. In realtà, cerca consensi in quanto il figlio del Rais ha l’appoggio di Russia, Turchia e LNA.
Tobruk ha trattato per due giorni con Dbeibah per avere maggior peso nell’esecutivo, ottenendo altri ministri. Il giuramento sarà il 15 marzo a Bengasi.
L’esecutivo opererà in team su tre pilastri: la lotta al Covid-19, l’elettricità e la riunificazione nazionale in vista delle elezioni. A Est scoppia il caos.
Il capo delle milizie Awliaa Al-Dam descrive una sorta di Far West a Bengasi e nell’Est. Inoltre, Haftar è sparito dai radar. E’ Saleh che tratta con Sarraj.
La palla passa a Tripoli e Tobruk per l’ok definitivo. Intanto, rappresentanti di Sarraj e Haftar lavorano per ripristinare il traffico aereo tra Mitiga (Ovest) e Benina (Est), ma non Sabha.
Sarraj e Haftar costretti ad affrontare un’escalation di manifestazioni a causa dei black out, dove peraltro si denuncia che le milizie alleate sono privilegiate.
Le manifestazioni, considerate l’alba di una nuova primavera araba, dopo aver colpito il GNA di Sarraj, travolgono Haftar. Questa volta, però, potrebbero rallentare il cambiamento.
Le proteste popolari da Tripoli arrivano anche a Bengasi. Haftar deve affrontare la stessa richiesta mossa a Sarraj: migliori condizioni di vita. L’ondata non sembra arrestarsi.
L’LNA: Stop a operazioni a ovest di Sirte-Jufra in base alla Cairo Declaration. Ma l’annuncio è solo per prendere tempo, le provocazioni contro il GNA e il build up militare continuano.