Mosca: L’obiettivo è accusare Damasco. I primi di settembre c’era stato un altro warning. Finora, però, non è successo nulla. Intanto, Horas al Din è ancora nel mirino.
Violenti raid sulle due provincie per bloccare l’avanzata dei jihadisti a ovest. Intanto, le SDF a Deir Ezzor e le forze irachene ad Anbar continuano la caccia ai miliziani Daesh.
Distrutti i raccolti nei luoghi dove le SDF hanno condotto blitz mirati contro lo Stato Islamico. Intanto, Damasco intensifica i raid anti-Daesh, HTS e ribelli ad Hama e Idlib.
Nuovi strike, a cui le difese di Damasco reagiscono, si rivelano un falso allarme. Qualcuno, però potrebbe aver hackerato il centro di riporto e controllo. Occhi puntati su Usa e Israele.
Il consesso, di cui fanno parte anche Italia, Canada, Germania e Giappone, ha rilasciato una nota chiara con l’UE: L’operazione è stata “limitata, proporzionata e necessaria”.
Strike contro un centro di ricerca, che si ritiene producesse armi chimiche, una base e un deposito di Damasco. I rischi di una Terza Guerra Mondiale si riducono, ma non cessano.
Dopo le ultime parole del presidente Usa, Donald Trump, c’è l’ipotesi che per annunciare l’attacco, si aspetti l’arrivo dei gruppi navali in zona. Il conflitto totale dipenderà da quali saranno gli obiettivi.
Prevista una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza ONU. Assad è accusato di aver usato gas a Douma. Lo Stato Islamico, invece, continua i raid ad Abu Kamal e si spinge a est di Hamad.
Le truppe da Hisham Abdul Malek sono arrivate alle mura abbaside. Intanto i gruppi Daesh si combattono tra loro dopo la notizia della morte di al-Baghdadi.