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C’è realmente Anonymous dietro al cyber attacco al PD in Italia?

Appare difficile che ci sia Anonymous dietro al cyber attacco al PD in Italia. Che interesse avrebbe?

Siamo sicuri che sia stato effettivamente Anonymous ad attaccare il PD in Italia e a mettere online i dati di tutti, Matteo Renzi compreso? La rivendicazione dell’hacking e del leak è partita da AnonPlus, che ha affermato su Twitter di aver anche bucato la Provincia di Milano. Però a questo punto sorge una domanda spontanea. Che interesse avrebbe il collettivo a compiere un’aggressione del genere? Finora il gruppo non ha mai interferito nella politica del nostro paese e oggi non ci sono novità sostanziali o eclatanti che potrebbero far decidere gli hacker di intervenire. Gli hactivisti, invece, si sono sempre mossi a seguito di qualche evento molto significativo. Annunciandolo, peraltro, preventivamente. Tanto che ogni campagna (Op) ha un nome ben preciso. Che sia politica, per la protezione dei diritti umani o contro il terrorismo. Sembra, perciò, che qualcuno stia usando il “brand” per inserirsi nella campagna elettorale italiana.

AnonPlus, che ha rivendicato su Twitter l’azione, con ogni probabilità agisce in autonomia rispetto al collettivo

Il cyber attacco di AnonPlus al PD, che su Twitter usa gli hashtag #staisereno (riferito a Matteo Renzi), #hacked e #AnonPlus appare come un’azione di singoli. Forse appartenenti al movimento antagonista o forse no. Che, però, di fatto non ha nulla a che vedere con le battaglie nel cyberspazio condotte da Anonymous. Una parziale conferma di ciò viene anche dal fatto che il gruppo si definisce “affiliato” al collettivo. Perciò non parte del “core” storico degli hactivisti. Inoltre, i dati rubati non sono così eclatanti. Sono “2.653 file di informazioni personali tra cui nome e cognome, indirizzo e-mail, data di nascita, città di nascita e numero di telefono, linea fissa e cellulare”, fa sapere la società di cybersecurity FireEye, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. “AnonPlus, che giudichiamo motivato da un’ideologia anti-establishment, è risultato molto attivo negli ultimi mesi – aggiungono gli esperti – con una particolare attenzione ai siti web del Governo Italiano”.

L’attacco informatico, però, non va sottovalutato. Sia perché questa è la campagna elettorale più cyber di sempre sia perché la data del voto si avvicina

Ciò, che invece, induce a mantenere alta la guardia è il fatto che i “presunti” Anonymous non siano hacker alle prime armi. Il cyber attacco al PD e a Matteo Renzi in Italia è stato effettuato in maniera coordinata. Sono stati sondati, sfruttando un indirizzo IP tedesco, diversi siti legati al partito politico. Poi, è stata convogliata l’offensiva informatica, una volta scoperto quello più debole e vulnerabile tramite una sql injection. Una volta bucato, gli hacker hanno trovato ed esfiltrato le liste dei nomi. Peraltro, è probabile che con l’avvicinarsi delle imminenti elezioni politiche, l’accaduto si possa ripetere. Non necessariamente solo a danno del Partito Democratico, ma anche di altre formazioni. Anche perché il voto del 4 marzo sarà quello più cyber di sempre. Con le campagne elettorali che sono tenute soprattutto nel cyberspazio. Sia per i costi contenuti sia per la possibilità di diffondere i messaggi a un’audience più ampia e variegata.

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