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Siria, la Turchia continua a istituire presidi fissi delle TAF sulla M4 a Idlib

La Turchia istituisce un nuovo presidio fisso sulla M4 a Idlib: è quello di Jinna, che si aggiunge ai due ad Al-Khafir e Naryab. Obiettivo: permettere lo svolgimento in sicurezza dei pattugliamenti joint con la Russia. I prossimi, probabilmente, saranno a Muhanbal o Arihah

La Turchia continua a stabilire presidi militari fissi a Idlib, lungo la M4, per permettere l’avvio di pattugliamenti joint con la Russia. L’ultimo in ordine di tempo a essere stato istituito è quello di Jinna. Prima di questo, le TAF avevano creato quelli di Al-Khafir, vicino a Jisr al-Shughur, e Naryab. Inoltre, sono stati inviati recentemente rinforzi ad al-Mastouma. L’obiettivo è prevenire possibili attacchi delle milizie locali contro i convogli. Mosca, infatti, ha perso la pazienza con Ankara e ha sta supportando attivamente Damasco per l’avvio di una maxi operazione dell’esercito siriano (SAA) nel quadrante. Le manovre contro i jihadisti agiranno su due assi: il nord di Hama e Saraqeb, dove sono appena giunte numerose truppe. Il presidente Recep Tayyip Erdogan non se lo può permettere e sta correndo ai ripari. Prossimamente, infatti, verranno stabiliti altri presidi di questo tipo, probabilmente a Muhanbal o Arihah. 

La strategia di Ankara è chiara: da una parte prendere tempo con le milizie anti-governative e con Mosca. Dall’altra, togliere spazio di manovra all’esercito siriano (SAA), che si appresta a lanciare una maxi operazione nella provincia

La Turchia, infatti, oggi s trova in grande difficoltà su Idlib. Le milizie locali pressano sempre più Ankara affinché riprenda il sostegno contro Damasco. Peraltro, queste nei giorni scorsi dalle minacce sono passate ai primi fatti, facendo esplodere un ponte sulla M4. Erdogan, però, ha le mani legate a seguito dell’accordo con la Russia. Perciò, in caso dovesse partire l’operazione del SAA, Erdogan sarebbe costretto a una scelta: riprendere a sostenere i jihadisti siriani, perdendo l’appoggio di Mosca, o rispettare l’intesa e scaricarli. Ciò, però, si tradurrebbe nella perdita di un alleato strategico all’interno di un’area di influenza e per di più vicino al confine. Da qui la decisione di mettere in sicurezza l’autostrada passo dopo passo, prendendo tempo e riducendo l spazio di manovra del “nemico”. Ogni attacco alle TAF, infatti, verrebbe visto come una violazione della tregua e causerebbe l’immediato riavvio dell’operazione Spring Shield.

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