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Siria, la tregua Damasco-Turchia tiene. Ma Ankara invia rinforzi via terra

La tregua tra Siria e Turchia, mediata dalla Russia, per ora tiene. Gli unici scontri a Idlib, infatti, sono tra il SAA e i ribelli. Ankara, però, invia rinforzi via terra

L’accordo di tregua tra Siria e Turchia, mediato dalla Russia, sembra funzionare nonostante piccole violazioni. Nelle ultime ore non ci sono stati contatti tra l’esercito di Damasco (SAA) e assetti dell’operazione Spring Shield. Gli unici scontri avvenuti sono contro i ribelli soprattutto nel sud di Idlib. Ankara, comunque, sta inviando nel paese vicino ingenti truppe, che passano dal valico di frontiera di Kafar Lousin. Solo domenica ne sono entrati tre nella provincia. Inoltre, il quadrante è sorvolato da droni delle TAF, che però si limitano a monitorare la situazione senza intervenire. Si comincia anche a parlare di aiuti umanitari, con le organizzazioni turche che pianificano la costruzione di case per accogliere gli sfollati del governatorato.

Intanto, l’Iran si riaffaccia alla Siria, sperando di recuperare immagine e terreno sulla Russia, diventata partner principale di Damasco. Teheran, invece, a causa del Coronavirus si era “distratta” in un momento delicatissimo per Assad: l’operazione Spring Shield

Intanto, anche l’Iran si riaffaccia alla Siria dopo l’epidemia di Coronavirus che ha colpito il paese mediorientale e che lo ha obbligato a concentrarsi sugli affari interni. Il nuovo comandante della Forza Quds delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC), il generale Esmail Qaani, ha effettuato una visita nella nazione vicina, ad Aleppo. In particolare, il successore di Qasem Soleimani, è passato dalle città di Nubul e Zahraa, considerate uno dei principali centri di reclutamento di Hezbollah. Obiettivo: far vedere a Damasco che Teheran è ancora un alleato presente ed attivo. Ciò, da una parte per recuperare la perdita d’immagine dovuta alla “distrazione” causata dal COVID-19 in un momento delicato come l’offensiva di Spring Shield contro il SAA. Dall’altra per cercare di riprendere terreno nei confronti della Russia, considerata ormai il partner principale di Bashar Assad, fornendo al Regime supporto contro possibili nuovi attacchi della Turchia.

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