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Siria, la Russia blocca “sul terreno” l’offensiva della Turchia a Saraqeb

La Russia entra in campo in prima linea per bloccare l‘offensiva della Turchia. Unità della polizia militare della Federazione sono state schierate a a Saraqeb, mentre i caccia e il SAA bombardano unità di Spring Shield

La Russia in Siria entra in campo direttamente in prima linea per bloccare l‘offensiva della Turchia. Unità della polizia militare della Federazione sono state schierate a a Saraqeb, la città contesa dall’operazione Spring Shield e dall’esercito di Damasco (SAA), strategica per entrambe le parti in quanto punto di accesso fondamentale per arrivare a Idlib e Aleppo. I soldati di Mosca sono stati dislocati in pianta stabile in centro e hanno messo in sicurezza l’arteria stradale M5, che dal nord del paese mediorientale arriva fino ad Hama. Inoltre, i caccia russi hanno attaccato le unità para-militari alleate ad Ankara a Sarmin e Afes, per alleggerire il pressing verso il confine della provincia. Il SAA, invece, ha bombardato con l’artiglieria la base delle TAF a Maarat Alia e a Neirab. Queste ultime, infine, hanno risposto con raid aerei sulle postazioni nemiche alla periferia di Saraqeb.

L’arrivo delle truppe russe a Saraqeb è un segnale molto diretto per Ankara: dovete fermarvi. Grande attesa per l’incontro tra Putin ed Erdogan, si lavora a una tregua

L’arrivo delle truppe russe a Saraqeb, a circa un giorno dal tanto atteso incontro tra i presidenti Vladimir Putin e  Recep Tayyip Erdogan a Mosca il 5 marzo, è un segnale molto chiaro per la Turchia. Si deve fermare. L’unica incognita sono le condizioni per la tregua. Ankara ovviamente cercherà di mantenere la buffer zone nel nord della Siria. Damasco, invece, punta ad assumere il controllo di Idlib, cacciando i gruppi di ribelli e di jihadisti come Hayat Tahrir al-Sham (HTS), sostenuti spesso dal paese vicino. Probabilmente si valuterà una soluzione di mezzo. E cioè, mantenere una sorta di cuscinetto lungo tutti i confini, ma parallelamente permettere al regime di Assad di conquistare le roccaforti nella provincia. 

La partita per Erdogan si complica con l’entrata nella partita di NATO e USA. Per il presidente turco è sempre più difficile mantenere l’equilibrio

Nella partita sulla Siria tra Russia e Turchia, però, è entrato a sorpresa un elemento inaspettato: gli Usa. L’inviato speciale per la Coalizione anti-Isis e per il paese mediorientale, James Franklin Jeffrey, ha affermato Washington fornirà all’operazione Spring Shield munizioni, equipaggiamenti e informazioni d’intelligence. Ciò in quanto Ankara è un partner NATO. Inoltre, è stato reso noto che si sta valutando la richiesta dei sistemi Patriot da parte del governo di Erdogan, nonostante questo avesse acquisito i sistemi di difesa anti-aere S-400 di Mosca. Di fatto, l’Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti tendono la mano al suo membro, ma lo mettono più in difficoltà di quanto già sia. Erdogan, da sempre gioca su tutti i tavoli, per massimizzare i “profitti”. Per farlo, però, deve mantenere un equilibrio, che invece rischia di rompersi proprio per sua iniziativa. Questa campagna, infatti, è stata giudicata un grave errore da tutti.

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