Obiettivo: ripristinare il parco mezzi e le armi entro 2 mesi per mantenere la massima efficienza operativa contro i jihadisti pro-ISIS. Già riparati 3.500 pezzi.
Siria, la diplomazia parallela della Turchia a Idlib comincia a funzionare?

La diplomazia parallela della Turchia nel nord della Siria comincia a funzionare? Prima pattuglia delle TAF, senza la Russia, all’interno di Idlib lungo la M4
In Siria forse qualcosa si muove per la Turchia. Nelle scorse ore, le TAF hanno effettuato un nuovo pattugliamento – questa volta senza i militari della Russia – lungo la M4. A differenza di quello con i soldati di Mosca, si sono addentrati a Idlib, partendo da Trumba vicino a Saraqeb e arrivando a Masibin a est di Jericho. Ciò, nonostante la popolazione locale e le milizie abbiano minacciato attacchi contro ogni convoglio militare che avesse percorso il tragitto all’interno della provincia. Non a caso, Mosca ha bloccato i pattugliamenti per motivi di sicurezza, concedendo ad Ankara il “tempo” di risolvere la questione all’interno della sua area di influenza. Una risposta “armata” è stata esclusa, in quanto la Turchia non può permettersi di perdere l’appoggio dei ribelli locali. Di conseguenza, si è optato per la diplomazia parallela. Questa, dopo un primo momento di incertezza, sembra stia cominciando a dare i suoi frutti.
Intanto, Damasco invia colonne di tank tra Hama e Idlib per fermare una possibile nuova offensiva di Spring Shield. Si teme che il probabile scoppio del Coronavirus potrebbe generare il caos e mettere nuovamente a rischio il regime
Intanto, Damasco continua a bombardare i ribelli tra Hama e Idlib e si prepara a lanciare un’operazione su vasta scala. Alcuni media hanno riferito, infatti, di colonne di carri armati dell’esercito (SAA) che si stanno dirigendo verso la provincia settentrionale. Obiettivo: essere pronti se la Turchia decidesse di riattivare l’operazione Spring Shield, a seguito del fallimento della tregua. Anche Ankara, infatti, si sta preparando all’eventualità, inviando ingenti rinforzi in Siria dal valico di Kafr Loosin. Finora il cessate il fuoco tiene, nonostante piccole violazioni da entrambe le parti, ma si teme che la situazione possa precipitare da un momento all’altro. Anche perché nel paese c’è l’emergenza Coronavirus, per ora latente. Ma che, quando scoppierà formalmente, potrebbe esacerbare gli animi e scatenare il caos. Nonché, peraltro, mettere ancora a rischio il regime con proteste e sommosse.
Il governo siriano, parallelamente, affronta l’emergenza COVID-19 “a modo suo”. I provvedimenti contro i contagi sono contrastanti
Damasco, infatti, ha cominciato ad affrontare il problema del possibile scoppio del COVID-19 in Siria. Ciò, pur senza ammettere che paese ci siano già diversi contagiati. Si parla di centinaia di persone e la situazione a Deir Ezzor e nelle aree limitrofe sia sempre più grave. Nelle scorse ore è stata abolita la coscrizione nel SAA, sono state chiuse le scuole e i locali, è stato chiesto alla popolazione in diverse aree di rimanere a casa e sono state disinfettate le strade, i mezzi pubblici e gli uffici. Di contro, però, sono ancora operativi i voli con l’Iran, il paese mediorientale da cui si è diffuso il Coronavirus nella regione. Inoltre, c’è la questione dei campi profughi e delle prigioni sovraffollate del regime di Bashar Assad, dove sono stipate migliaia di persone. Infine, c’è il fatto che gli ospedali non sono in grado di gestire un’emergenza di questo tipo.