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Siria, gli ultimi miliziani Isis a Deir Ezzor sotto un duro pressing SDF-Coalizione
L’ultimo presidio Isis a Deir Ezzor è sotto un pesante pressing su due versanti: quello aereo, con i continui raid della Coalizione e quello terrestre, con l’offensiva delle SDF di Jazeera Storm da Safafinah, Shajlah e Baguz Fawqani
Gli ultimi miliziani Isis rimasti a Deir Ezzor stanno subendo un pesante pressing su due versanti. Quello aereo, con i caccia della Coalizione che bombardano incessantemente le postazioni dello Stato Islamico, e quello terrestre. Le SDF di Operation Round Up (Jazeera Storm) stanno, infatti, avanzando su 3 assi: a nord da Safafinah, a est da Shajlah e a sud da Baghuz Fawqani. Obiettivo: schiacciare i jihadisti Daesh lungo l’Eufrate, impedendo loro qualsiasi tipo di movimento. Questi ultimi non hanno alcuna capacità di reazione all’offensiva dei combattenti siriani e continuano ad arretrare. Intanto, continuano a perdere elementi, uccisi o arrestati dalle forze arabo-curde. Oggi, infatti, sembra che nell’area della Middle Euphrates River Valley (MERV) sotto assedio siano rimasti meno di 500 terroristi IS. E che sempre meno di loro siano disposti a combattere fino alla fine.
L’ultima arma rimasta a Daesh nella piccola porzione di Middle Euphrates River Valley che controlla sono i civili. Usati come scudi umani e per le trattative, fallite, con le forze arabo-curde
L’ultima arma rimasta a Isis a Deir Ezzor la popolazione. I miliziani dello Stato Islamico, infatti, stanno usando gli abitanti locali come scudi umani. Nelle scorse ore hanno anche provato a proporli come merce di scambio, inviando un gruppo di trafficanti a trattare con Jazeera Storm. La richiesta era semplice: la loro liberazione, in cambio di un salvacondotto verso Idlib o la Turchia. Le SDF, però, hanno rifiutato, ribandendo che l’operazione andrà avanti fino a che l’ultimo terrorista Daesh sarà morto. Le manovre contro IS, comunque, hanno rallentato per ridurre i rischi di danni collaterali. Nel frattempo, le forze arabo-curde continuano ad evacuare i civili dalle aree di scontro per portarli al sicuro nei campi profughi. Questi potranno far ritorno alle loro case, una volta che i centri abitati saranno stati liberati dai terroristi e bonificati.