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Referendum, i militari non ci stanno a farsi tirare per la mimetica

Il Cocer Esercito ribadisce l’equidistanza tra le due fazioni: Non ci schieriamo, ognuno voterà secondo coscienza

I militari italiani non ci stanno a farsi tirare per la mimetica in occasione del referendum. Né dai comitati per il Sì né da quelli del No. Lo ha ribadito anche il Consiglio centrale di rappresentanza (Cocer) Esercito. In una nota ha ricordato l’equidistanza degli uomini e donne con le stellette. Il Cocer ribadisce che “i militari non si schierano” e che ognuno di loro voterà “secondo coscienza”. L’organismo di rappresentanza ha anche preso “le distanze da chi strumentalizza i militari per fini politici”. La polemica era nata a seguito di un articolo sulla stampa, secondo cui i membri delle forze armate si sarebbero schierati per il No. Ciò a seguito della disillusione sul riordino delle carriere militari. A proposito, il Cocer prende “le distanze da un simile sillogismo”.

La risposta alle polemiche sul presunto schieramento per i No

“I militari attendono il riordino delle carriere da oltre vent’anni – si legge in una nota del Cocer Esercito -: oggi vedono finalmente uno spiraglio con il quale affrontare e risolvere le loro numerose problematiche funzionali, che porterebbero indubbiamente a delle migliorie. Usare il malcontento di alcuni e generalizzare sulla contrarietà alla riforma costituzionale è strumentale e rappresenta un pessimo modo di fare giornalismo. Per tale motivo – prosegue il testo – ci dissociamo da tutte quelle affermazioni che appaiono infondate. E che si inseriscono in un dibattito politico sulla riforma Costituzionale molto acceso su cui i militari, quali appartenenti ad una Istituzione dello Stato, devono esserne lasciati fuori pur nella consapevolezza che anche loro, come singoli cittadini italiani, voteranno secondo libera coscienza”.

Perché tutti vogliono i militari

I militari fanno gola a entrambi gli schieramenti per il Referendum a seguito del grande bacino di voti che rappresentano. Oltre ai membri delle forze armate, circa 174.043 (al 2014), infatti, ci sono anche le loro famiglie. Di conseguenza, una forza di primo piano. Non a caso il governo, che sostiene la riforma, recentemente ha fatto sentire la propria presenza a tutte le cerimonie più importanti. Inaugurazione degli Anni accademici comprese, a cui hanno partecipato i massimi vertici compreso il presidente del Consiglio. Dalla parte del No, invece, si è lavorato insistendo sui temi più cari ai militari: il riordino delle carriere in primis. L’obiettivo è far leva sui sentimenti contrastanti e di disagio per cavalcarli e ottenere voti.

Le forze armate italiane sono apolitiche e apartitiche

Un alto ufficiale, però, sintetizza bene il mantra dei membri delle forze armate: debbono in ogni circostanza mantenersi estranee dalle competizioni politiche. “Siamo apartitici e apolitici. Abbiamo giurato fedeltà alle istituzioni di qualunque natura o colore siano”, ha spiegato. Di conseguenza, “non possiamo parteggiare per l’una o l’altra parte come militari. Dovremmo votare per entrambi. Ognuno di noi deciderà ciò che ritiene più opportuno, secondo la sua coscienza”. Peraltro, in caso di violazioni rischia provvedimenti disciplinari. L’articolo 77 del Regolamento di Disciplina militare, tra i suoi punti cita la punibilità per un militare “in caso partecipi a riunioni o manifestazioni di partiti, associazioni e organizzazioni politiche. O svolga propaganda a favore o contro partiti, associazioni politiche o candidati a elezioni politiche e amministrative”.

 

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