Obiettivo: monitorare i movimenti di Russia e Cina nel quadrante. Si guarda alla Liberia, anche per tenere d’occhio la Guinea Equatoriale e in particolare Bata.
Isis, nuovi dettagli sulla morte di al-Baghdadi. Contributi decisivi da Iraq e i curdi

Emergono nuovi dettagli sulla morte di al-Baghdadi. L’Iraq ha creato una cellula dedicata a tracciare il leader Isis un anno fa e l’informazione decisiva per scoprire il nascondiglio è arrivata da un ex miliziano dello Stato Islamico, divenuto informatore dei curdi
Nuovi dettagli sull’operazione che ha portato alla morte di Abu Bakr al-Baghdadi, il leader Isis, in Siria. L’Iraq, che ha fornito agli Stati Uniti le informazioni sull’ubicazione dell’auto-proclamato Califfo dello Stato Islamico, ha tracciato i suoi movimenti per un anno. Lo ha fatto grazie a un team dedicato dell’intelligence nazionale, che si è occupato in esclusiva di seguire le sue tracce. A loro si sono uniti gli 007 curdi, che hanno comunicato agli Usa alcune informazioni giudicate “vitali” per l’organizzazione del raid. Sembra, infatti, che un ex membro Daesh sia diventato un informatore e che l’operazione sia nata a seguito di alcune informazioni fornite la scorsa estate, rivelatesi “solide”. Dall’altro versante, infine, le SDF hanno partecipato al blitz in cui ha perso la vita il numero due di IS, Hassan al-Muhajir, nel villaggio di Ain al-Baydah,vicino a Jarablus (Manbij). Peraltro, contemporaneo a quello a Idlib.
Altri elementi confermano i legati tra Daesh e Al Qaeda: l’auto proclamato Califfo si nascondeva nel compound di Abu Mohammad Salama, a capo di Haras al Din
Ulteriori elementi confermano anche i legami tra Isis e al Qaeda, nonostante i simpatizzanti di questo ultimo gruppo abbiano festeggiato la morte del leader dello Stato Islamico. Al-Baghdadi e la sua guardia personale Isis, infatti, si nascondevano nel compound di Abu Mohammad Salama. Questo è il comandante di Haras al Din, parte del network fondata da Osama bin Laden con legami con elementi dell’intelligence turca. Il dato si aggiunge al fatto che il “Califfo” si trovava in un’area dove la formazione rivale tradizionalmente è predominante grazie ad Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Perciò, sarebbe stato impossibile riuscire a passare inosservato, a meno di accordi tra le parti. Un dato curioso, infine, arriva dal fatto che i simpatizzanti Daesh non sembrano aver dato troppo peso alla perdita. Nei canali social, a parte alcuni commenti iniziali, è ripreso il normale flusso di comunicazioni e propaganda.
Intanto gli Usa fanno rientrare in Siria 500 soldati. Formalmente per proteggere i pozzi di petrolio a Deir Ezzor, ma in realtà per contrastare le probabili vendette Isis. Per la nuova leadership si fa il nome di Abdullah Qardash. Rita Katz di SITE, però, ricorda che la notizia pubblicata da Amaq era una bufala
Intanto, gli Usa hanno re-inviato a sorpresa circa 500 soldati nell’est della Siria. Formalmente per proteggere le infrastrutture petrolifere a Deir Ezzor, ma in realtà aspettandosi possibili vendette da parte di Isis. Due convogli sono entrati nel paese dal Kurdistan iracheno, attraverso il valico di Semalka. E’ probabile, infatti, che lo Stato Islamico organizzi a breve campagne di attacchi per vendicare la morte di Al-Baghdadi. Al momento tutto è fermo, in attesa che Daesh annunci chi sarà il nuovo “Califfo”. Poi, con buona probabilità, ci saranno rappresaglie. Alcuni media ipotizzano a proposito che il leader designato sia l’ex ufficiale dell’esercito iracheno, Abdullah Qardash. Rita Kats, a capo degli analisti di SITE, però avvisa: Attenzione, la notizia originale, apparsa un mese fa su Amaq, è falsa.