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Iraq, tensione alle stelle dopo l’attacco delle milizie filo-Iran all’ambasciata Usa

La rappresaglia dei simpatizzanti di Hashd al-Shaabi (PMF) all’ambasciata Usa a Baghdad ha portato la tensione alle stelle. Non solo in Iraq, ma in tutto il Medio Oriente. Tra Trump e l’Iran c’è uno scambio di minacce, mentre la sede diplomatica rafforza la sicurezza

La tensione in Iraq e in tutto il Medio Oriente, dopo l’aggressione dei simpatizzanti delle milizie Hashd al-Shaabi (PMF) all’ambasciata Usa a Baghdad, è alle stelle. Da una parte c’è lo scambio di minacce tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e i vertici dell’Iran, considerato il mandante dell’azione contro la sede diplomatica. Dall’altra, ci sono le attività sul “terreno”. Si teme, infatti, che ci possa essere un’escalation. Anche perché con buona probabilità, i militari di Inherent Resolve colpiranno ancora i jihadisti di Kataib Hezbollah, parte delle PMF, per bloccare la loro capacità di condurre attacchi contro le basi della Coalizione nella nazione. Ciò scatenerà sicuramente nuove rappresaglie da parte di questi. Non a caso, numerosi Marines e elicotteri Apache hanno rafforzato il dispositivo di sicurezza a protezione dell’ambasciata. Inoltre, sono stati attivati i sensori per prevenire possibili minacce e approntati team di soccorso in caso di ostaggi.

Si temono anche attacchi “false flag” di Isis. Aumentato il pressing a 360 gradi sullo Stato Islamico per prevenire possibili minacce

Si teme anche che Isis possa approfittare della crisi in corso per compiere attacchi in Iraq contro obiettivi locali o internazionali, fingendo che sia opera di altri. E’ già successo, infatti, che miliziani dello Stato Islamico, simulando di essere militari o poliziotti, colpissero nel paese. Inoltre, Daesh più volte ha cercato di compiere attentati contro i manifestanti a Baghdad. Di conseguenza, c’è massima attenzione da parte delle ISF e della Coalizione su possibili segnali in questo senso. L’operazione Victory Will ha aumentato il pressing sui terroristi in tutte le aree coinvolte, da Samarra ad Anbar, passando per Diyala, Nineveh e Salahuddin. La Falcon Cell sta facendo gli “straordinari” per identificare tutte le fonti di pericolo imminente e l’intelligence lavora a 360 gradi per rilevare eventuali contatti tra i fondamentalisti e le milizie sciite.

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