skip to Main Content

Iraq, Isis in ginocchio dopo furto del “tesoro di stato” a Tal Afar

I ladri, il Wali del Daesh e 4 complici (tra cui il Diwan Bayt al-Mal), hanno rubato milioni. Il colpo si somma alla recente perdita delle autocisterne

Isis in Iraq riceve il colpo di grazia alle sue finanze, direttamente dai suoi vertici. A Tal Afar, il Wali del Daesh e 4 aiutanti hanno rubato milioni di dollari dello Stato Islamico. Lo rende noto Alsumaria News, spiegando che l’artefice del maxi furto è Abu Islam al-Uzbaki. Tra i suoi complici, inoltre, c’è il Diwan Bayt al-Mal, il tesoriere. Il gruppo è fuggito verso il distretto di al-Ba’j e poi è scomparso lungo il confine con la Siria. Il “tesoro di stato” (Baitul-Mal) era composto dai soldi guadagnati con il contrabbando di petrolio e con le estorsioni alla popolazione locale. Secondo l’intelligence, il tesoriere di Tal Afar e i suoi complici non rimarranno, però, in Siria. I rischi di essere catturati – e giustiziati – dagli stessi miliziani sono troppo alti. Sembra, invece, che si dirigeranno verso altri paesi arabi e non, per far perdere le loro tracce.

Per Isis doppio danno in pochi giorni: quasi azzerate le finanze

Per Isis questo danno è peggio di una sconfitta militare su vasta scala. Solo pochi giorni fa, infatti, il Daesh aveva subito un altro durissimo colpo: un raid della Coalizione internazionale a Mosul aveva causato la perdita di un convoglio di 35-40 autocisterne che trasportava petrolio. A seguito dei due eventi, si sono quasi azzerate le riserve delle finanze della formazione. Questa, inoltre, a seguito della pressione a cui è sottoposta, non è in grado di reperirne altre in tempi brevi. Di conseguenza, saranno pesantemente penalizzate tutte le attività dei jihadisti nell’area, a Mosul in primis. Non è nemmeno ipotizzabile estorcerne di nuove alla popolazione, in quanto ormai è stata “spremuta” fino al midollo.

Il precedente: il furto del “tesoro di stato” a Mosul di agosto

Peraltro, il furto a Tal Afar non è il primo caso che vede Isis come “vittima” di un’azione dall’interno. Ad agosto di quest’anno era accaduto un fatto analogo a Mosul: il protagonista era il Wali del Daesh e 3 suoi aiutanti. L’episodio era stato riferito dal Partito democratico del Kurdistan (Kdp) e si era spiegato che “è ignota la località in cui i ladri sono fuggiti”. Il Kdp aveva precisato che oltre a un’ingente quantità di denaro, erano stati rubati anche reperti archeologici di grande valore. A seguito dell’azione, i vertici del Califfato avevano giustiziato i 6 miliziani a guardia dell’edificio dove era custodito il Baitul-Mal. Le guardie erano state ritenute responsabili di aver facilitato il furto.

Le finanze Isis erano già provate da tempo, con il crollo delle vendite di petrolio

La ruberia già allora aveva rappresentato un duro colpo per Isis in Iraq. Riduceva ancora più drasticamente le finanze a disposizione del Daesh per resistere al “nemico”. Le capacità dello Stato islamico di produrre e vendere petrolio al mercato nero, infatti, da qualche tempo erano crollate. Ciò dopo che il Califfato ha perso i territori a sud delle provincie di Kirkuk e Nineveh. Gli esperti stimano una diminuzione di potenziale, e quindi di entroiti, pari al 90 per cento. Questa situazione di crisi aveva comportato la riduzione dei salari dei miliziani e sequestri arbitari nelle case della popolazione. Nonché, un’impennata nel traffico di schiave e di organi umani, finito per avere come “donatori” gli stessi guerriglieri feriti.

La Siria è diventata la prima fonte di finanziamento per Isis

“Oggi la fonte principale di entrate per Isis sia in Siria e non più in Iraq”: lo aveva detto l’esperto di risorse naturali Bewar Khinsi, da Rudaw. Lo specialista era convinto che Daesh continuasse “a produrre circa 50 mila barili di greggio al giorno in Siria. Questi poi sono venduti al mercato nero per finanziare le spese”. Inoltre, il Califfato produceva gas naturale a Homs, che però fornisce “entrate limitate”. Sul versante Iraq, invece, i terroristi hanno perso il controllo dei giacimenti ad Hamreen e Hajil nell’area meridionale di Kirkuk: questi garantivano un flusso ingente di greggio e quindi di finanziamenti. A ciò si sono uniti i raid aerei della Coalizione, diretti contro i camion-cisterna. Il risultato è si sono quasi azzerate le possibilità di contrabbandare oro nero verso l’esterno.

Gli effetti sulle risorse Isis dell’imprevisto velocizzarsi dell’offensiva a Mosul

Per Khinsi, comunque, Isis allora poteva ancora contare su entrate ingenti. Ciò grazie al fatto che “Daesh continua a tassare le persone e le attività, sia in Siria sia in Iraq. Non vanno nemmeno dimenticate – aveva concluso – le considerevoli risorse derivanti dai riscatti pagati per la liberazione dei prigionieri”. Questa pratica, però, per lo Stato Islamico non è quasi più valida. Le uniche attività, a parte la difesa dei territori ancora controllati a Mosul, sono contrattacchi ai nemici o attentati. Si tratta, comunque, di gesti principalmente di disturbo per rallentare l’operazione “Stiamo Arrivando Niniveh”. L’offensiva, infatti, procede spedita e più velocemente del previsto. Sia dal Comando congiunto, che guida le manovre, sia dagli stessi miliziani del Califfato.

La notizia del raid aereo sul convoglio di autocisterne Isis a sud di Mosul

Back To Top