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Iraq, Esper: Sospetto che ci sia l’Iran dietro agli attacchi alle basi USA

Il segretario alla Difesa Usa, Esper: Sospetto che ci sia l’Iran dietro gli attacchi alle nostre basi in Iraq. Cade l’ipotesi che fosse opera di Isis

Potrebbe esserci l’Iran e non Isis dietro alla recente ondata di attacchi alle basi militari Usa in Iraq. E’ il sospetto del segretario alla Difesa (DoD) americano, Mark Esper, che ha illustrato alla stampa sul volo di ritorno dal suo viaggio in Belgio e Lussemburgo per commemorare il 57esimo anniversario dell’offensiva delle Ardenne (Battle of Bulge). “Il mio sospetto è che ci sia l’Iran dietro a questi attacchi, molto probabilmente  (Teheran, ndr.) lo è dietro a molti comportamenti maligni nella regione, ma è difficile da definire”, ha sottolineato Esper che ha avuto un colloquio sulla questione anche col premier di Baghdad: Adil Abdul-Mahdi. Nella conversazione telefonica, il segretario alla Difesa statunitense ha espresso le sue preoccupazioni sulle aggressioni, sottolineando che i soldati statunitensi si difenderanno. Allo stesso tempo, però, ha chiesto che i partner locali intraprendano azioni pro-attive per garantire la sicurezza e il controllo delle aree coinvolte.

Negli ultimi mesi c’è stata un’escalation di aggressioni contro le basi aeree americane nel paese. Da Ain Al-Assad all’aeroporto internazionale di Baghdad, a Qayyrah. Una fonte militare: I responsabili sono i miliziani di Kataib Hezbollah, membri delle PMF

Gli attacchi contro le basi militari Usa in Iraq, imputati in origine a Isis, sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi mesi. Gli ultimi sono avvenuti contro l’aeroporto internazionale di Baghdad, lo scalo di Qayyarah in provincia di Mosul e Ain al-Assad ad Anbar. Ciò ha fatto sì che gli Stati Uniti inviassero una maxi colonna di rinforzi dalla Giordania. I media parlano di oltre 500 mezzi militari. L’ultima base aerea, la più grande nel paese mediorientale, infatti è strategica. Non solo per le operazioni anti-Daesh interne e in Siria. Ma anche per monitorare l’intera regione, con un focus particolare sull’Iran. Secondo fonti militari americane, citate da NPR, le aggressioni sarebbero opera di Kataib Hezbollah, un gruppo di miliziani sponsorizzati da Teheran, parte delle forze paramilitari sciite Hashd al-Shaabi (PMF). Queste operano soprattutto nell’ovest del paese, ma le loro unità possono spostarsi senza problemi in quanto equiparate alle ISF.

Gli attacchi delle milizie pro-Iran alle basi Usa in Iraq hanno due obiettivi: da una parte creare azioni di disturbo contro il nemico. Dall’altra cercare di neutralizzare i droni, spina nel fianco per gli interessi di Teheran nella regione. A maggior ragione del fatto che le informazioni vengono condivise con Israele

Secondo diversi analisti l’obiettivo degli attacchi alle basi militari Usa è duplice. Da una parte l’Iran vuole portare avanti azioni di disturbo verso la nazione nemica. Dall’altra, invece, punta a danneggiare i centri di comando e controllo dei droni americani. Gli aerei senza pilota (APR), infatti, rappresentano una spina nel fianco per gli interessi della Repubblica islamica, non solo in Iraq ma in tutta la regione. Inoltre, le informazioni raccolte vengono poi condivise con Israele, che effettua periodici raid su postazioni amiche, anche in Siria. Quindi, devono essere neutralizzati. Peraltro, imputare a Isis gli attacchi è facile. I miliziani dello Stato Islamico, infatti, stanno cercando di rialzare la testa nell’area e hanno incrementato gli attentati contro civili e soldati. Inoltre, ai fini propagandistici, Daesh rivendica qualsiasi azione, anche se non è opera dei suoi jihadisti. Di conseguenza, una “false flag” è molto facile in questo caso e conviene a tutti.

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