Le milizie pro-Iran hanno attaccato la base di Inherent Resolve di Ain al-Asad (Anbar). Si temono incidenti analoghi nel Paese vicino e reazioni muscolari della Coalizione.
Iran, nuovo attacco contro gli Usa in Iraq dopo il discorso di Trump

Nuovo attacco pro-Iran contro gli Stati Uniti in Iraq. Alcuni razzi sono caduti nella Green Zone, vicino all’ambasciata Usa, senza fortunatamente causare vittime o danni. Il bombardamento – come quello precedente – sarebbe avvenuto alla stessa ora della morte di Soleimani
Non sembra fermarsi la pioggia di razzi contro le basi militari Usa in Iraq, come vendetta per l’uccisione del generale Qassem Soleimani. Nelle scorse ore alcuni Katyusha sono stati lanciati nella Green Zone a Baghdad e sono caduti vicino all’ambasciata americana. Lo conferma Inherent Resolve, sottolineando che fortunatamente non ci sono stati vittime o danni. Solo poche ore prima diversi missili balistici avevano puntato le basi di Al-Asad ed Erbil, dove sono presenti anche soldati italiani. Il bombardamento, inoltre, sembra sia avvenuto alla stessa ora di quello precedente e cioè verso l’una di notte, medesimo momento in cui il capo della Forza Quds ha perso la vita il 3 gennaio. Secondo gli analisti, c’è una elevata possibilità che anche nei prossimi giorni ci siano episodi simili. Infatti, tutte le forze in campo sono in massima allerta e sono stati approntati piani di emergenza per ogni eventualità.
In giornata Trump ha annunciato che Teheran non avrà mai il nucleare sotto la sua presidenza e che ci saranno nuove sanzioni. Allo stesso tempo ha offerto la pace, ricordando le priorità comuni come la lotta a Isis e proponendo di lavorare insieme per un nuovo accordo con l’Iran
Il nuovo attacco iraniano in Iraq, peraltro, è stato sferrato a poche ore dal discorso del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in cui ha annunciato che Teheran non avrà mai il nucleare finché sarà lui a capo della nazione, che ci saranno nuove sanzioni e che chiederà alla NATO un maggiore coinvolgimento in Medio Oriente. Inoltre, ha ribadito che l’America non ha bisogno del petrolio mediorientale, avendo raggiunto l’indipendenza energetica. Parallelamente, però, ha sottolineato che gli Usa sono “pronti alla pace con tutti quelli che la desiderano”. A proposito ha confermato di non volere fomentare un’escalation militare contro l’Iran e ha citato le priorità condivise con la Repubblica islamica. In primis la lotta a Isis. “Dobbiamo lavorare tutti insieme per fare un accordo con l’Iran che renda il mondo un posto più sicuro e pacifico”, ha affermato.
Nel frattempo, la lotta allo Stato Islamico non si ferma. Le operazioni anti-Daesh di Inherent Resolve riprenderanno presto, anche se non si sa in che forma, per non permettere ai jihadisti di sfruttare la crisi a loro vantaggio
Comunque, nonostante la situazione in Iraq e in tutto il Medio Oriente rimanga molto tesa a causa della crisi Usa-Iran, la guerra a Isis non si ferma. Lo hanno confermato sia fonti statunitensi sia la comunità internazionale. In primis Italia, Francia e Canada, che hanno deciso di rimanere nel paese per continuare la loro missione nell’ambito della Coalizione Internazionale. Dopo l’escalation con l’Iran il sostegno alle ISF nelle operazioni contro lo Stato Islamico era stato congelato per proteggere il personale di Inherent Resolve. Secondo fonti militari, però, questo riprenderà a breve anche se in forme probabilmente leggermente diverse almeno in principio. L’obiettivo, infatti, è evitare che Daesh sfrutti la crisi in corso per trarne vantaggi, riorganizzandosi e aumentando la sua influenza nella nazione.