Vecchione: Siamo mossi dal dovere di raccogliere la sua eredità e indicare all’intera comunità nazionale la sua sempre viva lezione di umanità.
Terrorismo, Isis lancia la campagna di propaganda sui jihadisti prigionieri
Isis lancia la campagna di propaganda “Non vi abbiamo dimenticato” sui jihadisti prigionieri. Obiettivo: contrastare gli attacchi degli altri gruppi jihadisti, che accusano IS di aver abbandonato le sue donne e i bambini
Isis lancia la campagna di propaganda “Non vi abbiamo dimenticato”, destinata ai jihadisti e alle loro famiglie detenuti nelle carceri di vari paesi. Obiettivo: rassicurare i miliziani prigionieri sul fatto che i loro compagni prima o poi li libereranno. A sostegno della tesi, si citano le passate evasioni e liberazioni di alcuni loro compagni. Come spiega l’esperta di jihadismo Mina Al-Lami, questa è soprattutto un’operazione a uso interno. Nelle carceri in Iraq e Siria sono rinchiuse numerose donne del gruppo, mogli o terroriste loro stesse, usate come “arma” dalle formazioni rivali per minare la credibilità di IS. Lo Stato Islamico, infatti, è accusato di averle abbandonate insieme ai bambini. A seguito di ciò, sta crescendo tra i terroristi il malumore e c’è il rischio di defezioni a vantaggio di altri.
Lo Stato Islamico è sempre più in difficoltà in Iraq e Siria e non può permettersi di perdere altro peso e uomini
Daesh in Iraq e Siria è sempre più in difficoltà. Da una parte per il pressing crescente subito da SDF-ISF e Inherent Resolve, che hanno moltiplicato le operazioni contro le cellule operative, le reti logistiche e la leadership IS. Dall’altra, l’emergenza Covid-19 ha indebolito i ranghi del gruppo e reso più difficile operare nell’ombra, nascosti tra la popolazione. Questi due elementi hanno già portato a un primo risultato: la diminuzione di risorse a disposizione dei jihadisti. La conferma viene dalla ripresa delle estorsioni agli abitanti delle aree rurali, con la scusa della zakat. Ciò è segno che le tradizionali attività di finanziamento dello Stato Islamico in Iraq e Siria non sono più sufficienti. O almeno non permettono più di raggiungere tutti i gruppi, i quali hanno cominciato ad “arrangiarsi” da soli per sopravvivere.