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Siria, Isis a Tabqa vieta di indossare capi Nike a miliziani e civili

Ritrovata una circolare in cui si vieta di assomigliare “ai non credenti”

Per Isis in Siria la Nike è off limits, vietata, haram. I vertici del Daesh nei territori controllati hanno vietato sia ai civili sia ai loro miliziani di indossare scarpe o altri indumenti del marchio. La motivazione è che il nome stesso “rappresenta un dio greco”. Di conseguenza è blasfemo. Lo hanno fatto con una circolare, ritrovata il 3 maggio dalle SDF a Tabqa durante le operazioni per liberare la città dallo Stato Islamico. Nel testo, firmato dalla Tesoreria dei miliziani (Diwan al-Hisba), si citano alcuni passi del Corano per ribadire che è proibito assomigliare ai non credenti. Anche nell’abbigliamento e nelle calzature. Non è chiaro, però, se il divieto riguardi solo Tabqa o si estenda anche alle altre zone controllate dai jihadisti nel paese e all’estero.

Il testo della circolare anti-Nike di Isis

Il messaggio dei vertici Isis a Tabqa spiega che tra i popoli è diventata una necessità generale indossare vestiti, borse e simili che recano il nome del marchio Nike. Questo rappresenta il nome di un dio tra i Greci. A proposito “i proprietari della società hanno spiegato che la ragione per cui hanno scelto il nome è che è il dio della vittoria tra i greci e incarna lo spirito degli dei, che ispira guerrieri coraggiosi”. Daesh, perciò, invita tutti a cercare “rifugio in Dio da questa mancanza di credo”. Di conseguenza, a Tabqa (ma è più probabile in tutta la Siria) “è vietato indossare qualsiasi cosa che rechi il marchio Nike”. Chiunque violi la regola, conclude la circolare, “sarà sottoposto a rimprovero e nei suoi confronti verrà aperta un’inchiesta” dallo Stato Islamico.

Per la prima volta mancano riferimenti all’Occidente e pene dure per i trasgressori

Non è la prima volta che Isis, non solo in Siria ma anche negli altri territori, emetta dei divieti verso oggetti o pratiche. Dal fumare sigarette all’assistere a partite di calcio e indossare capi d’abbigliamento “blasfemi”. Per la prima volta, però, manca un riferimento chiave, sempre presente finora. Il fatto che sia un prodotto occidentale. Ciò nonostante la Nike sia un’azienda Usa e quindi direttamente riferibile a uno dei nemici principali del Daesh. Inoltre, numerose fotografie ritraggono jihadisti dello Stato Islamico con scarpe del famoso marchio. Soprattutto i foreign fighters ma non solo. Però, fino a oggi, nessuno aveva mai protestato per questa “occidentalizzazione” del guerrigliero. Peraltro, le stesse pene per i “colpevoli” sembrano essere molto meno dure rispetto ad altri eventi di questo tipo. Si parla solo di reprimenda e di un’inchiesta contro frustate, carcerazione e in alcune occasioni anche la condanna a morte.

 

 

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