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Mozambico, l’attacco di al-Shabaab all’Amarula Lodge conferma il fallimento di Maputo

L’attacco di al-Shabaab all’Amarula Lodge a Palma e la mancata evacuazione degli expats confermano la gravità della situazione in Mozambico
Quanto accaduto a Palma conferma la gravità della situazione in Mozambico. Non solo per gli esiti disastrosi dell’evacuazione tipo NEO (Non-combatants Evacuation Operation) dei civili stranieri, gli “expats”, dall’Amarula Lodge. Ci sono stati diversi morti tra loro, molti sono stati presi in ostaggio e di altri non si ha notizia. Ma soprattutto per come è stata pianificata e gestita l’intera operazione. Come conferma l’analista dell’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), Jasmine Opperman, c’erano segnali dall’intelligence che Ahlu al-Sunna Wal Jamaa (al-Shabaab), affiliato allo Stato Islamico, stesse preparando un maxi attacco. Questo, peraltro, è stato rallentato dagli elicotteri dei contractors sudafricani, che per ore hanno tenuto a bada i fondamentalisti, ma che alla fine si sono dovuti ritirare per aver terminato carburante e munizioni. Stessa sorte toccata alle forze armate del Mozambico (FADM) che, ormai senza proiettili, non sono più riuscite a contrastare l’offensiva dei miliziani pro-ISCAP.
L’intelligence non poteva non sapere. Nonostante ciò, non è stato fatto quasi nulla per gestire la situazione e contrastare l’attacco dei jihadisti pro-ISCAP
Inoltre, gli expats si erano rifugiati all’Amarula Lodge già da un paio di giorni. La notizia era stata diffusa persino sui social media. Non a caso l’imboscata di al-Shabaab al convoglio dei mezzi che avrebbe dovuto evacuarli è stata ben pianificata e coordinata. Tanto che i jihadisti pro-ISCAP avrebbero assaltato e preso possesso di alcune imbarcazioni per facilitare i movimenti da e verso Palma. Tutte informazioni di cui sicuramente l’intelligence di Maputo non poteva non essere a conoscenza. Nonostante ciò, non si è predisposto nessun dispositivo per l’evacuazione dei civili, che si sono dovuti arrangiare da sé. Si sarebbe potuto per esempio effettuare un ponte aereo con gli elicotteri, come poi effettivamente avvenuto anche se tardivamente e solo in parte. O almeno pianificare preventivamente l’invio di rinforzi e rifornimenti ai soldati delle FADM sul posto. Invece, non è avvenuto nulla di tutto ciò.
Gli eventi confermano che il modello di gestione “in house” delle crisi, adottato da Maputo non solo è fallimentare. Ma continuerà a peggiorare la situazione nel paese africano
Il governo del Mozambico ancora una volta ha deciso di gestire “in house” l’intera operazione, avvalendosi solo dell’aiuto dei contractors, invece di consultare i militari USA nel paese africano, esperti in questo tipo di attività. Tanto che quando sono apparse sui social le notizie sugli expats rifugiati all’Amarula Lodge, si ipotizzava un loro coinvolgimento per le manovre di estrazione. Gli eventi, però, hanno confermato il contrario. E’ stata, peraltro, proprio la mentalità di Maputo che ha permesso alla crisi a Cabo Delgado di evolversi incontrollatamente. L’esecutivo, infatti, ha sempre rifiutato le offerte di aiuto internazionale per contrastare l’espansione di al-Shabaab nella regione. Inoltre, non ha mai ammesso che le FADM non erano in grado di combattere efficacemente i jihadisti pro-ISCAP. Gli unici provvedimenti presi, infatti, sono stati assumere le due aziende di contractors e cambiare i vertici militari. Questo modello comportamentale, però, si è rivelato fallimentare su tutta la linea e se non ci sarà un’versione di tendenza la situazione non potrà altro che peggiorare.