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Mosul: Isis chiuso nella Città Vecchia, la Grande Moschea sta per cadere

La perdita della Grande Moschea significherà per Isis che il sogno è morto dove è nato

A Mosul Ovest Isis è stato chiuso in una morsa nella Città vecchia. Le forze irachene hanno circondato l’area e hanno ripreso ad avanzare, dopo uno stop forzato dalle cattive condizioni meteo. Nelle ultime ore sono attivate a meno di 500 metri dalla Moschea di al-Nuri (la Grande Moschea), in cui nel 2014 Abu Bakr al-Baghdadi aveva proclamato la nascita del Califfato. Riprendere dal Daesh il luogo di culto è strategico. Assesterà ai miliziani dello Stato Islamico un duro colpo, simbolico ma non meno efficace: il loro sogno morirà dove è nato. I militari, appena finite le forti piogge, hanno ricominciato a procedere col sostegno della componente aerea. Questa ha lanciato attacchi contro postazioni dei jihadisti nelle zone di Ras al-Khour, Bab al-Bid e al-Hadbaa.

Isis tenta di reagire, ma lo fa in maniera scomposta e poco efficace

Nel frattempo, sono state riconquistate da Isis altre zone di Mosul Ovest. Compreso l’ospedale, usato dal Daesh per nascondere parte del suo arsenale e per curare i feriti in battaglia. Un contributo decisivo all’offensiva in corso è dato dalla componente aerea, che bombarda postazioni fisse e mobili dello Stato Islamico. Soprattutto vicino alla Grande Moschea. sta rispondendo, a parte nella Città Vecchia, con sporadici contrattacchi. Usando soprattutto attentatori suicidi (shahid), auto-bomba (VBIED) e cecchini. A questi si aggiungono colpi di mortaio, ma con meno intensità dei giorni precedenti. In questo contesto, i soldati iracheni cercano di proteggere e aiutare la popolazione locale a fuggire. I jihadisti, invece, attaccano deliberatamente i civili.

Inherent Resolve: Miliziani Isis hanno morale a terra, non sono mai stati così disorganizzati

Questi elementi sono l’indicatore che Isis a Mosul ormai è allo sbando, nel caos più totale. La conferma viene dalle dichiarazioni del generale americano Joseph Martin, comandante della componente terrestre congiunta dell’operazione Inherent Resolve, a Usa Today. “mancano di scopo, motivazioni e direzioni – ha spiegato l’alto ufficiale -. Non li ho mai visti così disorganizzati. Prendono più tempo per reagire alle iniziative sul cambio di battaglia e il loro morale è molto basso”. A contribuire al crollo verticale del Daesh ci sono diversi fattori. Innanzitutto manca una guida sul terreno. Inoltre lo Stato Islamico è incapace di reagire agli attacchi. Infine, sono rimasti sempre meno miliziani. Per il Pentagono sono circa 2.000, contro i 3.000/5.000 all’inizio dell’operazione per liberare Mosul. Ciò, unito alle fughe di massa di capi e miliziani, ha gettato nella disperazione i combattenti rimasti, che non riescono a riorganizzarsi e subiscono l’offensiva irachena.

L’articolo di Usa Today su Isis con le parole del generale Martin

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