Gli esperti di cybersecurity di CERT-AgID rilevano 6 malware: Ursnif, Emotet, AdWind, Quakbot, Mekotio e AgentTesla. Ancora phishing via INPS.
L’Italia, nonostante il Covid-19, può avere un futuro: Non sprechiamolo!

La democrazia in Italia, grazie alla crisi di governo, ha recuperato il primato sullo Stato, messo da parte a causa del Covid-19
L’Italia, la nostra democrazia che a causa dell’emergenza Covid-19 aveva vissuto una progressiva anemizzazione delle prerogative parlamentari con esaltazione delle facoltà decisionali della PCM, ha riconquistato il suo primato. Lo ha fatto sovvertendo il paradigma presidenziale con una crisi di governo di non facile soluzione. Lo stato di necessità, infatti, non poteva avvalersi esclusivamente del controllo tecnologico generalizzato – reso disponibile dall’attuale sofisticazione dei prodotti – a scapito dei diritti costituzionali e democratici conquistati ed acquisiti, nonché di una continua erosione del sistema economico e sociale. L’auspicio oggi è, con la scelta di Mario Draghi primo ministro e di un governo parzialmente “tecnico”, che venga evitata la subalternità del potere politico a quello economico. Che la logica della supremazia del mercato – imposta dal neoliberismo fautore dello Stato minimo – non sostituisca quella keynesiana in grado rivitalizzare lavoro e produzione.
Lo Stato deve riacquisire la “potestà di imperio”
Lo Stato – finora considerato un’istituzione residuale, peraltro con limitata ingerenza nella vita economica – deve necessariamente riacquistare quella peculiare “potestà di imperio”, non negoziabile né delegabile per tutelare la salute, i soggetti più deboli e per assicurare la ripresa ed il benessere economico. A tal fine, occorre che sottragga i beni essenziali ed ambientali (fiumi morti e mari inquinati) al dominio del mercato e:
- si riappropri di quei fattori strategici trasferiti al privato, nell’illusoria aspettativa che sarebbero stati gestiti con maggiore efficienza, invece amministrati nell’esclusivo interesse del tornaconto privato a scapito del benessere collettivo;
- orienti la bussola dell’interesse pubblico nei settori cruciali quali: infrastrutture critiche, industrie strategiche, viabilità, trasporti, comunicazioni, sanità, scuola, ecc… Solo così si supera l’epopea delle privatizzazioni selvagge e contestualmente si rivaluta la centralità di una politica equilibrata fra interesse pubblico e liberismo privatistico.
Il tutto per costruire un modello di sviluppo – con fonti energetiche e materie prime rinnovabili – equilibrato ed equo anche per le generazioni future.
Bisogna sottrarre al “neo imperialismo tecnologico” lo sfruttamento dissennato delle risorse non rinnovabili nonché l’esclusivo accaparramento delle conoscenze tecnologiche
In Italia occorre sottrarre al “neo imperialismo tecnologico” lo sfruttamento dissennato delle risorse non rinnovabili nonché l’esclusivo accaparramento delle conoscenze tecnologiche. Sfruttamento ed accaparramento da ricondurre al subordinato controllo politico dello Stato. Le conoscenze e le relative applicazioni vanno impiegate per la realizzazione di un regolato “umanesimo tecnologico” a misura d’uomo – e al servizio dell’uomo – non per l’esclusiva soddisfazione dei “desiderata neo imperiali”.
La resistenza del Coronavirus ha generato un campo di forze governato dal terzo principio della dinamica
La resistenza che la pandemia della COVID 19 (Corona virus disease 19) sta opponendo a tutte le iniziative sanitarie e politiche adottate per debellarla, infatti, sembra aver generato un campo di forze governato dalle leggi della fisica. In particolare dal terzo principio della dinamica secondo il quale “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Il concetto, in sintesi, si può così abbozzare: qualora si ritenga di poter sfogare la rabbia che la pandemia ci ha fatto accumulare dando un pugno sul muro – pensando che quest’ultimo non reagisca – si commette un “doloroso” errore. La forza del pugno che colpisce il muro non si estingue su di esso, ma viene restituita in misura uguale e contraria dal muro alla mano. Quanta più forza si esercita, nel colpire con un pugno il muro, altrettanta ne viene restituita con le immaginabili conseguenze.
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, lo hanno imparato anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea
La prima immagine di questo campo di forze che appare sulla nostra “realtà virtuale” legata al Covid-19 è quella statunitense. Si focalizza sul “negazionismo trumpiano”, sia di una pandemia incontrollata sia della sconfitta elettorale. Visione che si conclude con un impensabile attacco all’“Icona della Democrazia” (assalto al Campidoglio) e la defenestrazione dello stesso Presidente Trump. Sul quadrante europeo, invece, ai continui rinvii per gli accordi sulla Brexit si contrappone un immediato accordo regolatore dei rapporti bilaterali UE-UK, con molteplici vincoli e procedure di non semplice e facile interpretazione ed applicazione.
Il terzo principio della dinamica post covid-19 in ambito economico
Nel dominio economico, volto alla continua espansione della globalizzazione – sostenuta fermamente dal neoliberismo nonché caratterizzata da ricorrenti crisi economiche ed esasperate disuguaglianze – si è contrapposto un accresciuto consenso verso il sovranismo ritenuto valido strumento di contrasto per arginare la pandemia. Inoltre, alle tanto decantate opportunità di sviluppo si sono contrapposte la rinascita delle frontiere, la limitazione della circolazione di merci e persone, le difficoltà di approvvigionamenti nazionali, l’inarrestabile diffusione della pandemia.
Cosa è successo in quello commerciale/organizzativo
In ambito commerciale/organizzativo, l’irrefrenabile delocalizzazione industriale e lo strapotere della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) sono stati contrastati dalla rivitalizzazione delle filiere corte per le produzioni strategiche ed alimentari con un rinnovato interesse per le botteghe ed i negozi, specie quelli di periferia. Privilegiati dalla limitazione di movimento e dalle chiusure dei grandi centri commerciali. In particolare, in ambito nazionale, a fronte della programmata crescita costante incentrata soprattutto sul privilegio di un vasto patrimonio culturale e di bellezze turistiche, si sono riscontrati alberghi, negozi e ristoranti chiusi, strade deserte e precarietà lavorative.
La pandemia ha avuto forti impatti anche a livello psicologico
Sul piano psicologico, il consumismo sfrenato e senza pensieri, dopo il Coronavirus è stato sostituito dal ritorno di valore di due fattori indispensabili per la vita: la salute e l’alimentazione. Gli ospedali e le strutture sanitarie al collasso e la chiusura di bar, ristoranti, ecc. ci hanno spronato all’accaparramento di:
- mascherine e detergenti/disinfettanti che inizialmente sono “svaniti” dal mercato;
- generi alimentari di prima necessità, non deperibili, con assalti di interminabili file a negozi e supermercati.
Nel dominio sociale, il cieco egoismo e la gelida indifferenza sono stati ridimensionati da una fiduciosa rinascita dell’altruismo e della solidarietà, volti ad aggiungere al solito “caffè sospeso” anche la “pizza sospesa” e la “spesa sospesa”.
Quale futuro aspetta l’Italia?
Oltre a queste, altre sconvolgenti dissonanze saranno provocate in futuro dalla pandemia e le conseguenze del suo passaggio possiamo ora solo immaginarle anche se le prime avvisaglie sono già sulla linea dell’orizzonte. Il futuro che abbiamo di fronte in Italia non è roseo né facile da affrontare: valutare di riuscire a farlo senza una strategia unitaria per la tutela degli interessi nazionali e da soli è solo irrazionale ed utopistico. Occorre che i nostri interessi nazionali, che dall’Impero Romano sono ricompresi nel Mediterraneo allargato diventino gli interessi vitali di una UE politica che sappia trasformare l’Europa dei mercanti e della moneta in una Europa confederata che:
- assicuri – in condizioni di parità fra gli Stati – la giustizia e l’equità sociale ed economica fra tutti i popoli europei;
- si ponga come area geopolitica fra est, ovest e sud, in grado sia di cooperare con analoghe multipolarità sia di contrastarne i tentativi di assorbimento e/o di disintegrazione;
- privilegi la coesione, l’efficienza, la meritocrazia e la solidarietà, in luogo degli esclusivi interessi nazionali di frange euroscettiche.
Il nostro paese non può farcela da solo e rischiamo di essere “colonizzati” dai partner UE
Nell’era di guerra senza limiti, di competizione globale permanente e di alleanze a geometria variabile si manifesta un braccio di ferro – costantemente in atto – da parte delle Medie e Grandi Potenze per contendersi e conquistare mercati, risorse e “Status di Influenza”. A fronte di tali fattori di potenza perseverare nelle diatribe politico-ideologiche e nella logica della spartizione di potere sperando che qualcuno risollevi la nostra disastrata economia e riduca il nostro asfissiante debito pubblico è un’ingannevole illusione, che ci condurrà ad essere espropriati del nostro risparmio e “colonizzati” anche dai nostri partner europei. La globalizzazione non tramonterà, ma subirà cambiamenti certamente non a nostro favore. Ritenere che ad eventi traumatici lontani dal nostro territorio possiamo esprimere noncuranza valutando che non abbiano alcuna influenza o ripercussione su di noi è stato un imperdonabile errore da non ripetere.
Le lesson learned per non ripetere gli errori del passato
Dobbiamo essere coscienti che le “lesson learned” (lezioni apprese, nella cultura statunitense che giornalmente scimmiottiamo) lasciano il segno e servono per capire dove, come e perché nel passato abbiamo sbagliato. Solo se sapremo individuarle e decifrarne il significato possiamo fare tesoro degli errori commessi per evitare che si ripetano nella costruzione del nostro futuro che sta solo nelle nostre mani. È necessario acquisire la consapevolezza che le trasformazioni future, specie quella del mondo digitale, potranno assumere due opposte direzioni:
- concentrare le conoscenze, il potere e la ricchezza nelle mani di singoli maggiorenti e/o mega imprese per condizionare la formazione delle nostre preferenze, accrescere la sorveglianza sui nostri comportamenti per limitare le nostre libertà e favorire l’avvento di un nuovo medio evo;
- diffondere le conoscenze e decentrare il potere per salvaguardare le nostre libertà, custodire le risorse ambientali, accrescere solidarietà, mutualismo ed onestà, implementare autonomia e responsabilità per promuovere nuove e più sostenibili forme di sviluppo.
Il new deal che possiamo costruire in Italia è racchiuso nelle nostre mani
Il new deal che possiamo costruire è racchiuso nelle nostre mani solo se sapremo orientarci verso nuove forme di democrazia ove prevalgano coesione, accordo, rispetto dei diritti altrui e osservanza dei propri doveri e di quelli costituzionalmente sanciti si potrà realizzare quella piattaforma politica, imprenditoriale, finanziaria, giudiziaria, ecc. in cui il sapere, gli interessi ed i sentimenti costituiscano la centralità della politica. Una leadership politica capace di trovare soluzioni di compromesso attraverso un confronto razionale ed intelligente in grado di incidere in maniera equa ed equilibrata sui processi di crisi sociale ed economica che il futuro ci riserva. Il futuro perciò sta solo nelle nostre mani e nella nostra testa perché “la mente è come un paracadute, funziona solo se si apre” e se continuiamo a perseverare negli errori non si aprirà mai.
Gli Indomabili
Gli Autori
Luciano Piacentini – Brevettato incursore, è stato Comandante di Unità Incursori nel grado di Tenente e Capitano. Assegnato allo Stato Maggiore dell’Esercito, ha in seguito comandato il Nono Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” e successivamente ricoperto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Ha prestato la sua opera negli Organismi di Informazione e Sicurezza con incarichi in diverse aree del continente asiatico. E’ laureato in Scienze Strategiche e Scienze Politiche.
Claudio Masci – Ufficiale dei Carabinieri proveniente dall’Accademia Militare di Modena, dopo aver assunto il comando di una compagnia territoriale impegnata prevalentemente nel contrasto al crimine organizzato, è transitato negli organismi di informazione e sicurezza nazionali. Laureato in scienze politiche. Tra i suoi contributi L’intelligence tra conflitti e mediazione, Caucci Editore, Bari 2010 e The future of intelligence, 15 aprile 20122, Longitude, rivista mensile del MAECI.
Pino Bianchi – Architetto, esperto in risk management, organizzazione, reingegnerizzazione dei processi e sistemi di gestione aziendali. Per oltre venti anni ha diretto attività di business, marketing, comunicazione e organizzazione in imprese multinazionali americane ed europee. Consulente di direzione in ICT, marketing, comunicazione, business planning e project financing.
ANTIOCO – Ha maturato varie esperienze lavorative in Italia e all’estero occupandosi di consulenza direzionale, sviluppo di mercati, cooperazione internazionale e gestione commerciale per rilevanti realtà industriali. Da sempre attento ai temi della security, ha ricoperto in realtà strategiche nazionali vari ruoli di responsabilità occupandosi di business continuity, security strategic planning, security communication, ricerca e analisi informativa e corporate intelligence.
Claudio Masci e Luciano Piacentini sono gli autori di: “The future of intelligence”, articolo del 15 aprile 2012, pubblicato su Longitude, rivista mensile del MAECI, nonché dei libri: “L’intelligence tra conflitti e mediazione”, Caucci Editore, Bari 2010 (esaurito) e di “Humint… questa sconosciuta (Funzione intelligence evergreen)”, acquistabile da Amazon.