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Libia, si conferma la soluzione “Onu” per i migranti detenuti

In Libia si opta per la soluzione “Onu” in relazione ai migranti detenuti: evacuazione dai centri di Tripoli a gruppi. Tramonta l’ipotesi del GNA di Sarraj di rilasciarli tutti. Troppi i rischi per loro e vantaggi per Haftar
Confermata in Libia la soluzione ONU sui migranti detenuti nell’ovest. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ne ha evacuati circa 350 da Tajoura, attaccata dagli alleati di Khalifa Haftar il 2 luglio. Il gruppo è stato ricollocato in Niger presso un centro “sicuro” e “dignitoso”. In precedenza era avvenuto un provvedimento analogo a Gharyan, appena riconquistata dalle forze di Fayez Sarraj. Nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori trasferimenti, sempre da centri siti a Tripoli verso paesi terzi. Tramonta così definitivamente l’ipotesi del GNA di rilasciare tutti i migranti prigionieri nelle strutture che si trovano nella prima linea del conflitto con l’LNA. Adottare un provvedimento simile avrebbe fornito al Generale un indebito vantaggio, senza contare che li avrebbe esposti ad alti rischi per la loro incolumità e sicurezza. Con questa soluzione, invece, si spostano piccoli gruppi in maniera coordinata e ordinata, lasciando invariati gli equilibri nella nazione africana.
Imbarazzo per la Francia sui missili Javelin trovati a Gharyan. Parigi ammette che erano suoi, ma smentisce di averli ceduti all’LNA. Le dichiarazioni, però, aprono alcune domande
Intanto, la Francia ammette che erano suoi i 4 missili anti-carro FGM-148 Javelin sequestrati dalle forze del GNA alle truppe di Haftar a Gharyan. Parigi, confermando di averli acquisiti dagli Usa, però, sottolinea di non averli mai consegnati al Generale, violando l’embargo ONU. Secondo il ministero della Difesa d’oltralpe erano in dotazione delle forze speciali per compiti di intelligence e anti-terrorismo ma, ormai inservibili, erano stati stoccati in un deposito in attesa della loro distruzione. L’LNA, infine li aveva trovati e presi “in consegna”. Nonostante la spiegazione, ci sono alcune domande che circolano nella comunità internazionale. Innanzitutto perché i commandos di Parigi, che tradizionalmente operano a Est in Libia, si trovavano invece a sud di Tripoli? Spiavano i movimenti delle forze di Sarraj? Inoltre, a cosa servivano i Javelin, che hanno massimo 3 chilometri di autonomia, in una città sita su un altopiano? Servivano a difenderla?
La caduta-lampo delle truppe del Generale a Gharyan sostiene la tesi della Francia. Ma ce ne è anche una alternativa. Inoltre, i missili sono gli unici presenti in Libia o ce ne sono altri?
A sostegno della tesi francese va detto che durante l’offensiva a sorpresa di Sarraj a Gharyan, i Javelin non sono stati usati. Lo conferma la velocità con cui le truppe di Haftar sono collassate. Ciò farebbe pensare che effettivamente gli ordigni non funzionassero. C’è però anche una tesi alternativa: che i soldati dell’LNA non sapessero usarli. Inoltre, c’è il capitolo dei lanciatori, trovati insieme agli ordigni. Anche questi erano fuori uso? Infine, Il materiale ritrovato è l’unico presente in Libia o ce ne è dell’altro? In questo caso da dove proviene e a chi è stato consegnato? Altri partner internazionali del Generale, infatti, hanno acquisito negli anni gli stessi sistemi. Sul caso sono state aperte alcune indagini, anche con la collaborazione di Tripoli, da cui potrebbero emergere presto ulteriori elementi.