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Libia, ONU: le vittime del conflitto a Tripoli sono soprattutto bambini

Quello degli scontri a Tripoli è stato un bilancio tragico: 61 morti accertati, la maggior parte dei quali sono bambini. Inoltre, si rischiava una guerra totale, di cui Isis avrebbe approfittato per rafforzarsi ulteriormente
E’ stato un bilancio tragico quello degli scontri tra la Settima Brigata dei fratelli Kani e le forze del GNA a Tripoli. Lo ha spiegato al Consiglio di Sicurezza ONU Ghassan Salamè, il capo della missione UNSMIL in Libia. I morti accertati sono stati 61, la maggior parte dei quali bambini (per il governo Sarraj sono 63). Inoltre, c’è stato un momento in cui si pensava che le battaglie nella capitale tra milizie e truppe regolari era sul punto di causare una guerra totale. Ciò avrebbe portato vantaggi solo a un attore malevolo nel paese nord africano: Isis. Salamè, infatti, ha confermato che lo Stato Islamico è attivo in diverse zone della nazione e ha ammonito che l’area potrebbe diventare un paradiso sicuro per i miliziani Daesh. Comunque, ha sottolineato, la missione delle Nazioni Unite sta lavorando per preservare la fragile pace raggiunta.
UNSMIL lavora per implementare in Libia gli accordi di sicurezza contenuti nello Skhirat Libyan Political Agreement del 2015. Più poteri al ministero dell’Interno e meno alle milizie
Intanto, sembra che la tregua stabilita tra le parti stia tenendo a Tripoli. Ci sono ancora piccoli scontri, ma gli esperti li giudicano come episodi sporadici privi di importanza. UNSMIL, inoltre, ha schierato osservatori per monitorare la situazione e sta già lavorando all’implementazione degli accordi di sicurezza per prevenire possibili recrudescenze delle ostilità tra la Settima brigata o altre milizie e il GNA nella capitale libica. Si tratta delle intese contenute nello Skhirat Libyan Political Agreement del 2015, ma finora mai adottate. Queste prevedono un ruolo maggiore dei direttorati della Sicurezza del ministero dell’Interno di Sarraj in tutto il paese africano, a scapito di quello delle milizie che perderanno inevitabilmente peso. In cambio, ma non ci sono conferme ufficiali, le forze paramilitari riceveranno “aiuti” di vario tipo dal governo. Che si traducono in più fondi grazie alla partecipazione nella distribuzione degli utili, derivati dalla vendita di petrolio.
Photo Credits: Libya Observer