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Libia: l’accordo Maetig-Haftar non è valido, ma ricomincia la vendita del petrolio

L’accordo Maetig-Haftar sullo sblocco delle attività petrolifere non è valido, ma ricomincia la vendita del greggio. La NOC ha tolto parzialmente il blocco alle attività e aspetta in settimana una nave al porto di Sarir

L’accordo Maetig-Haftar sullo sblocco del petrolio in Libia è entrato in vigore e viene attuato, nonostante sia stato rigettato dal GNA di Fayez Sarraj, Dalla HoR di Tripoli e dall’Alto Consiglio di Stato (HCS). La National Oil Corporation (NOC), infatti, sta togliendo le “cause di forza maggiore” che impedivano la produzione e la vendita di greggio in tutte quelle strutture in cui non ci sono milizie del Generale o i contractors russi della Wagner. Tanto che il porto di Hariqa si prepara ad accogliere giovedì la petroliera Marlin Shikoku, proveniente dall’Olanda, che dovrebbe caricare la produzione del giacimento di Sarir. Secondo il Libya Observer di parla di un milione di barili. La questione della validità dell’intesa, però, resta un mistero. Ciò in quanto è stato impedito al vice capo del PC di siglarla formalmente a Sirte.

Intanto, oltre a Sarraj, al GNA e all’HCS, anche la Banca Centrale libica (CBL) si dissocia dall’intesa. Questa, però, nei fatti è già operativa

Peraltro, anche la Banca Centrale libica (CBL) ha negato qualsiasi connessione con l’accordo Maetig-Haftar. L’organismo ha fatto sapere di non aver nessun coinvolgimento in relazione alla procedura di distribuzione “equa” degli utili della vendita del petrolio a tutti gli attori nel paese africano. Inoltre, ha preso le distanze da ogni disputa politica, ricordando di essere un’istituzione sovrana. Di fatto, però, lo sblocco seppur parziale della produzione ed export di greggio da parte della NOC sancisce che l’intesa è effettiva, seppur è stata respinta formalmente da Sarraj, dal GNA e dal Parlamento di Tripoli (HCS e Hor della capitale). Di conseguenza, non è chiaro cosa succederà. Anche perché la Turchia, già preoccupata delle dimissioni annunciate dal premier, teme di perdere altro peso nella nazione e vedere ridimensionate le proprie aspettative. Non solo militari.

 

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