Obiettivo: ripristinare il parco mezzi e le armi entro 2 mesi per mantenere la massima efficienza operativa contro i jihadisti pro-ISIS. Già riparati 3.500 pezzi.
Libia, la Turchia comincia i lavori per aprire la base aerea a Waitiya

La Turchia comincia i lavori per aprire la base aerea a Waitiya, la prima delle due che dovrebbe controllare nell’Ovest della Libia. In arrivo da Tripoli e Misurata convogli di equipaggiamenti e sistemi di difesa, scortati dalle forze del GNA
E’ cominciata a Waitiya la costruzione della prima delle due basi della Turchia a Ovest della Libia. Fonti locali hanno affermato che da Tripoli e Misurata sono partiti diversi convogli, scortati dalle forze del GNA, verso la struttura. Questi, come confermano alcune foto in circolazione, trasportano equipaggiamenti e sistemi di difesa anti-aerea MIM-23 HAWK (radar compresi), che Ankara schiera anche in Siria soprattutto a Idlib. La base, riconquistata recentemente dalle truppe di Fayez Sarraj dopo aver messo in fuga l’LNA di Khalifa Haftar, ospiterà i caccia delle TAF. Di conseguenza, prima che diventi operativa dovrà essere ben protetta. In particolare da attacchi provenienti dal cielo (droni o velivoli ostili). Mentre viene costituita una cornice di sicurezza, parallelamente si è cominciato a ripristinare le piste di atterraggio e i servizi di base come la torre di controllo e altri sistemi. I tempi per la riattivazione, comunque, non saranno lunghi.
La Francia, dopo aver scaricato Haftar, cerca il disgelo con Sarraj
Intanto, la Francia prova a riavvicinarsi a Tripoli dopo aver negato qualunque sostegno ad Haftar. Il ministro degli Esteri d’oltralpe, Jean-Yves le Drian, ha avuto una conversazione telefonica con Sarraj. Nel corso del colloquio, Parigi ha ribadito la richiesta di una tregua citando anche la posizione dell’Italia e ha ribadito la sua totale contrarietà a ogni forma di intervento straniero in Libia. Il capo del GNA, invece, ha ricordato la scoperta di fosse comuni a Tarhuna, probabile opera dell’LNA, la pratica del nemico di collocare mine per rallentare il movimento delle sue forze nei centri abitati e la necessità di far cessare il blocco dell’output di petrolio. Questo, infatti, ha fatto perdere finora al paese africano già un quarto di trilione di dollari. Infine, ha sottolineato l’importanza delle elezioni e il fatto che per allontanare la soluzione militare della crisi, ci deve essere un processo politico chiaro e trasparente.