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Libia, la Francia conferma il sostegno a Sarraj. L’UE vota compatta sulla tregua

E’ ufficiale, la Francia è tornata al fianco del governo di Sarraj. Al CAE voto compatto per chiedere una tregua immediata e di dissociarsi dai gruppi terroristici (le milizie). Inoltre, i ministri UE condannano i raid di Haftar sulle aree residenziali a Tripoli

E’ ufficiale, la Francia è tornata al fianco del governo di Fayez Sarraj. La conferma viene dal Consiglio Affari Esteri (CAE) UE di oggi, in cui i capi delle diplomazie si sono espressi compatti sulla crisi libica. “L’Unione Europea esorta tutte le parti a implementare immediatamente un cessate il fuoco e a coinvolgere le Nazioni Unite per garantire una piena e comprensiva fine delle ostilità – si legge nel comunicato finale del CAE -. Inoltre, si esortano a dissociarsi pubblicamente e sul campo dai terroristi e dagli elementi criminali, coinvolti nei combattimenti e sospettati di crimini di guerra. Inclusi quelli identificati dal Consiglio di Sicurezza Onu”. Non solo. Da Bruxelles arriva anche una minaccia diretta a Khalifa Haftar, se non dovesse accettare la tregua. L’UE ricorda che gli attacchi indiscriminati sulle aree residenziali densamente popolate potrebbero essere dei crimini di guerra e coloro che violano il Diritto Umanitario Internazionale saranno ritenuti responsabili”.

L’ulteriore conferma viene dall’incontro del ministri degli Esteri di Parigi, Jean-Yves Le Drian, e del suo omologo italiano, Enzo Moavero Milanesi

A ulteriore conferma del cambio di passo della Francia sulla crisi libica ci sono le parole dei ministri degli Esteri di Parigi, Jean-Yves Le Drian, e del suo omologo italiano, Enzo Moavero Milanesi, che si sono incontrati in occasione del CAE. “La stabilizzazione delle situazione in Libia è tema di rilievo per la sicurezza regionale e quella dell’Europa, come pure per la gestione dei flussi migratori – si legge in una nota congiunta -. Richiamiamo dunque l’importanza di un cessate il fuoco immediato e della ripresa del dialogo nel quadro del processo condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite, nell’ottica di consentire ai cittadini libici di decidere il proprio futuro attraverso elezioni democratiche. Il miglioramento della situazione delle popolazioni civili è una priorità e necessita di una tregua umanitaria. Il processo politico deve fondarsi sui principi e le regole concordate alle Conferenze di Parigi e Palermo e ad Abu Dhabi, e presuppone che tutte le parti si dissocino senza ambiguità dai gruppi terroristici”.

Haftar è sempre più isolato. Sarà decisivo l’incontro con Macron

Per Haftar quindi la situazione si complica. La sua unica via d’uscita è accettare la tregua incondizionata, che UE e Francia chiedono. In questo modo si salverebbe anche dall’onta di una sconfitta, in quanto le ostilità cesserebbero formalmente senza vincitori né vinti. Soprattutto a seguito del fatto che la sua campagna a sud di Tripoli si sta rivelando un fallimento. Le difese del GNA non sono state sfondate e l’LNA da forza d’attacco è passata a una di contenimento della controffensiva nemica. Soprattutto ad Ain Zara, all’aeroporto internazionale di Mitiga e a Gharian. Il Generale, però, non mollerà l’osso facilmente, anche se è sempre più in difficoltà. L’unica chances è che il presidente Emmanuel Macron lo convinca con qualche mezzo in occasione del loro incontro a Parigi mercoledì 15 maggio.

Intanto sembra che la guerra civile in Libia si sia in qualche senso “congelata” temporaneamente, in attesa dell’incontro Haftar-Macron

Qualcosa, comunque, sembra muoversi. Un paio di giorni fa le milizie di Haftar avevano annunciato l’imminente offensiva a Sirte, che finora non è ancora avvenuta. La città libica è sorvolata da droni (di cui uno abbattuto poche ore fa dalle forze locali), ma non ci sono accenni ad attacchi aerei o sul terreno. Secondo le intelligence l’operazione potrebbe essere stata congelata temporaneamente, in attesa dell’incontro tra Haftar e Macron. Gli esiti, infatti, non appaiono scontati, nonostante il riavvicinamento della Francia a Sarraj. Di conseguenza, c’è grande apprensione per l’evento, visto da tutti come possibile chiave di svolta per la guerra civile nel paese africano. 

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