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Libia, Haftar continua gli attacchi a Tripoli per distrarre Sarraj da Gharyan

Haftar continua a lanciare attacchi su Tripoli per cercare di distrarre le forze del GNA e Sarraj dal suo vero obiettivo: riprendere Gharyan

Khalifa Haftar non demorde e continua a inviare truppe verso Gharyan, mentre effettua bombardamenti a Tripoli, sperando di distrarre l’attenzione delle forze del GNA. Nelle scorse ore i caccia dell’LNA hanno colpito l’ospedale da campo di El-Sbeaa a sud della capitale libica, ferendo quattro elementi dello staff medico. Parallelamente, altri mezzi sono partiti alla volta della città, ma  i soldati di Fayez Sarraj li hanno immediatamente intercettati. Ciò a seguito del fatto che le unità militari pattugliano l’area per evitare che gli uomini di Bengasi ottengano rinforzi e rifornimenti dal Generale. La situazione tra i due contendenti, comunque, continua a rimanere in stallo. Nessuno sta ottenendo, infatti, vantaggi significativi nonostante gli scontri. Questi si concentrano a Ain Zara, Yarmouk, Wadi al-Rabi e presso l’aeroporto internazionale di Tripoli.

Italia, Francia, Egitto, UAE, UK e USA tornano a chiedere lo stop immediato delle ostilità a Tripoli e la ripresa del processo politico in Libia

Intanto Italia, Francia, Egitto, Emirati Arabi Uniti (UAE), Regno Unito e Stati Uniti sono tornati a chiedere la cessazione immediata delle ostilità in Libia e in particolare modo a Tripoli. I sei paesi ricordano anche che i gruppi terroristici (leggi Isis) stanno cercando di trarre vantaggio dalla crisi per rafforzarsi ed estendere la loro influenza. In un testo congiunto, rivolto sia ad Haftar sia a Sarraj, sollecitano anche la pronta ripresa del processo politico con la mediazione delle Nazioni Unite. “Non può esistere una soluzione militare in Libia – si legge nel documento -. La protratta violenza è costata circa 1100 vite, ha causato più di 100.000 sfollati e ha alimentato una crescente emergenza umanitaria. Il confronto in corso ha minacciato di destabilizzare il settore energetico libico e ha esacerbato la tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo”.

I Sei avvertono anche Haftar e Sarraj che i gruppi terroristici (leggi Isis) cercano di sfruttare il vuoto nella sicurezza in Libia per rafforzarsi ed estendere la loro influenza

“Sottolineiamo le nostre profonde preoccupazioni circa gli attuali tentativi da parte dei gruppi terroristici di sfruttare il vuoto di sicurezza nel Paese, esortiamo tutte le parti del conflitto a Tripoli a dissociarsi dai terroristi e dagli individui designati dal Comitato Sanzioni delle Nazioni Unite e rinnoviamo il nostro impegno a chiamare in causa le responsabilità di quanti alimentano ulteriormente l’instabilità – proseguono Italia, Francia, Egitto, Emirati Arabi Uniti (UAE), Regno Unito e Stati Uniti -. Sosteniamo pienamente il ruolo guida del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite (SRSG) Ghassan Salamé, mentre lavora per stabilizzare la situazione a Tripoli, ristabilire la fiducia al fine di raggiungere la cessazione delle ostilità, estendere il proprio impegno in tutta la Libia, promuovere un dialogo inclusivo, e creare le condizioni per la ripresa del processo politico onusiano”. 

Bisogna rinvigorire la mediazione ONU, che mira a promuovere un governo di transizione il quale rappresenti tutti i libici, che prepari elezioni credibili, consenta un’equa allocazione delle risorse e porti avanti la riunificazione delle istituzioni sovrane

“Dobbiamo rinvigorire la mediazione delle Nazioni Unite, la quale mira a promuovere un governo di transizione che rappresenti tutti i Libici, prepari elezioni parlamentari e presidenziali credibili, consenta un’equa allocazione delle risorse e porti avanti la riunificazione della Banca Centrale di Libia e delle altre Istituzioni sovrane libiche – concludono le sei nazioni -. Esortiamo tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite a rispettare i propri obblighi nel contribuire alla pace e stabilità della Libia, a prevenire destabilizzanti forniture di armamenti e a salvaguardare le risorse petrolifere della Libia in conformità con le Risoluzioni 2259 (2015), 2278 (2016), 2362 (2017), and 2473 (2019) del Consiglio di Sicurezza. Infine, richiamiamo tutte le parti e istituzioni libiche alle loro responsabilità di proteggere la popolazione civile, salvaguardare le infrastrutture civili e facilitare l’accesso agli aiuti umanitari”.

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