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Libia, l’Egitto “benedice” la tregua Sarraj-Saleh e il ritorno al dialogo politico

L’Egitto “benedice” la tregua Sarraj-Saleh e il ritorno al dialogo politico. Al Sisi, però, avverte GNA e Turchia. Attenzione, Sirte e Jufra rimangono red line

L’Egitto ha “benedetto” la tregua siglata in Libia da Fayez Sarraj e Agila Saleh. L’occasione è stato l’incontro tra il presidente Abdel Fattah Al Sisi, Khalifa Haftar e lo stesso speaker della Camera dei Rappresentanti (HoR) al Cairo. Il capo dello Stato, alleato del Generale, ha lodato gli sforzi di Saleh per unificare le istituzioni nel paese africano e per ritornare sul binario del dialogo politico nell’ambito di quanto stabilito dalla Conferenza di Berlino e dalla Cairo Declaration. Inoltre si è detto soddisfatto degli sforzi fatti da tutte le parti, a est e a ovest, per porre fine alla crisi. Infine, ha apprezzato la posizione assunta dall’LNA di rispettare il cessate il fuoco. Allo stesso tempo, però, ha ribadito (a uso del GNA e della Turchia) che Sirte e Jufra sono le red line che non devono essere superate.

Intanto la ripresa dell’export petrolifero in Libia continua, ma preoccupa l’OPEC

Nel frattempo in Libia si cominciano a percepire gli effetti dello sblocco parziale della produzione ed export del petrolio da parte della National Oil Corporation (NOC). Questi a livello interno destano speranza per le casse a secco del GNA e della Banca Centrale (CBL). In ambito esterno, invece, sono fonte di preoccupazione. Il paese africano è membro dell’OPEC, ma è esente dal taglio della produzione che l’organismo ha imposto a tutti i suoi associati e partner, dovuto al crollo della domanda globale a causa dell’emergenza Covid-19. Si teme quindi che una ripresa massiccia delle esportazioni libiche possa vanificare, anche se in parte, gli sforzi fatti finora. Non a caso il prezzo al barile è salito a quasi 42 dollari, appena è stata confermata la riattivazione di alcuni terminal e il prossimo arrivo di petroliere internazionali.

Il trend, a meno di nuove alzate di testa del Generale, è irreversibile. GNA, Bengasi e Tobruk hanno bisogno delle entrate dalla vendita del petrolio per combattere le proteste. Inoltre, l’uomo forte della Cirenaica ha le mani legate

Di fatto, però, il trend in Libia è irreversibile a meno di nuove alzate di testa di Haftar. Sarraj, Tripoli e tutto il paese hanno bisogno delle entrate del petrolio per cercare di risollevare l’economia e far cessare l’ondata di proteste, che mette in pericolo la tregua e la ripresa del dialogo. Per lo stesso Generale è praticamente impossibile fare marcia indietro, in quanto perderebbe la faccia non solo con gli attori internazionali, ma anche e soprattutto con i suoi partner che non esiterebbero un momento a scaricarlo. Peraltro, è molto probabile che a breve apriranno altri giacimenti e terminal, con un aumento dell’output e dell’export conseguenti.

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