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La Corea del Nord pompa le difese lungo la Linea demilitarizzata (DMZ)

La fuga del giovane soldato dalla Corea del Nord ha mostrato le lacune nelle difese al confine del paese

La Corea del Nord incrementa le difese lungo la Linea demilitarizzata (DMZ) dopo la fuga del giovane disertore. Pyongyang ha cominciato a scavare una trincea e a sostituire le guardie, inviandone di nuove e più numerose. L’obiettivo di Kim Jong-un è prevenire che altri possano attraversare la DMZ semplicemente correndo a piedi. Il ragazzo il 13 novembre è riuscito a lasciare il paese e, benché ferito diverse volte, è stato portato in Corea del Sud e curato. Dopo alcuni giorni di coma indotto, dovuto alle operazioni subite per estrarre le ogive, ha ripreso conoscenza e si è detto pronto a raccontare a Seul ciò che sa sulle difese della nazione vicina. Peraltro, il soldato avrebbe potuto raggiungere la frontiera anche a bordo del mezzo su cui viaggiava, se questo non si fosse rotto e l’avesse obbligato a procedere a piedi.

Kim Jong-un teme che ci possano essere nuovi tentativi, anche eccellenti, che metterebbero a nudo la reale situazione del regime

Non è stata la fuga di per sé ad aver allarmato Kim Jong-un. Ma soprattutto ciò che rappresenta. Altri, di caratura diversa, potrebbero scegliere la stessa strada. E, danno di immagine a parte, la dittatura rischia davvero di subire un colpo irreparabile. Il soldato forse non svelerà segreti particolari sulle difese della Corea del Nord, ma altri forse sì. Cosa succederebbe se fosse uno scienziato del programma atomico o balistico (ICBM-SLBM) a lasciare il paese? O un alto ufficiale delle forze armate? Per Pyongyang potrebbe essere la fine del tira e molla con gli Usa. Verrebbero, infatti, messe a nudo le reali capacità belliche della nazione asiatica, con buona pace delle minacce di Kim Jon-un in caso fossero minori rispetto alle attese. E non ci sono abbastanza tempo o risorse per porre rimedio.

Uno dei pericoli maggiori per Pyongyang è che vengano svelate informazioni preziose sulla sua arma migliore: gli hacker di stato

Uno dei rischi maggiori in questo senso è che venga svelata la rete di hacker di stato della Corea del Nord. Pyongyang ha sguinzagliato in diversi paesi la sua arma migliore: il cyber army dell’intelligence RGB. Lazarus in primis. Oltre a ottime capacità, gli “manettoni” di Kim Jong-un hanno un vantaggio strategico. Sono invisibili e sparsi in varie nazioni, il che rende molto difficile scoprirli e bloccarli. Ma se qualcuno dovesse svelare informazioni su di loro, la situazione potrebbe cambiare drasticamente. E la dittatura non se lo può permettere. Sia perché gli hacker portano molte risorse finanziarie, necessarie ai programmi atomico e ICBM-SLBM sia perché spiano i nemici e all’occorrenza potrebbero sabotarli (cyberwarfare). Il grande rischio di un conflitto tra la Corea del Nord e gli Usa non è tanto sul terreno, ma piuttosto sul cyber dominio.

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