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Isis, si stringe il cerchio intorno al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi

Gli Usa alzano la taglia sulla sua testa da 10 a 25 milioni di dollari, per aumentare pressione sul leader Daesh e agevolare possibili tradimenti.
Si stringe il cerchio intorno ad Abu Bakr al-Baghdadi, il leader Isis, in Iraq e Siria. Gli Stati Uniti hanno più che raddoppiato la taglia sulla sua testa, portandola da 10 a 25 milioni di dollari. La ricompensa verrà data a chiunque fornisca informazioni utili per la cattura del capo del Daesh. Nel documento si ricorda anche che Al-Baghdadi è un Terrorista Globale Specialmente Designato (Specially Designated Global Terrorist – SDGT) ai sensi dell’Ordine Esecutivo 13224. Rientra, inoltre, nell’elenco del Comitato per le Sanzioni a ISIL (Daesh) e al-Qaida del Comitato di Sicurezza delle Nazioni Unite. A riguardo, l’inviato speciale Usa per la Coalizione anti-Califfato, Brett McGurk, è stato chiaro. “Nuova taglia da 25 miliardi per Baghdadi. I leader Isis stanno morendo uno a uno e il cosiddetto ‘Califfo’ non è lontano da ciò”.
Al-Baghdadi si sposta di continuo e attraverso una rete di tunnel
La decisione Usa di alzare la taglia su al-Baghdadi ha un senso specifico. Il leader Isis, infatti, è ormai braccato. Tanto che per spostarsi usa la rete di tunnel sotterranei che lo Stato islamico ha scavato dal 2014. L’obiettivo, infatti, è non essere rilevato dal nemico per evitare i rischi di subire un attacco aereo con droni o caccia. Ad accompagnarlo nei suoi spostamenti – sembra che si trovi nell’area di Mosul – ci sono diversi comandanti Daesh. Sia nei viaggi sotterranei sia in quelli di superficie, necessari se non ci sono tunnel nell’area. Il gruppo, secondo gli 007 internazionali, si sposta su veicoli ordinari e mai in convogli, ma a distanza di sicurezza. Ciò per non dare nell’occhio. Di certo c’è comunque, che Baghdadi è in continuo movimento. Sono in molti, infatti, a cercarlo attivamente per eliminarlo.
Il Califfo non ha solo nemici esterni, ma anche molti all’interno del Daesh
Non solo i nemici tradizionali del Califfato, cioè le forze irachene e la Coalizione. Ma anche alcuni capi Isis che vorrebbero prendere il suo posto, non ritenendolo più adeguato. La disfatta complessiva della formazione non è piaciuta a molti nel Daesh. Da Ramadi e Mosul in Iraq a Sirte in Libia, alla prossima a Raqqa, in Siria. Alcuni leader imputano al capo dello Stato Islamico la colpa. In particolare, il Califfo è accusato di aver affidato territori strategici a uomini non adatti e di non averli controllati a sufficienza. Inoltre, non sarebbe riuscito a tenerli sotto controllo e avrebbe sottovalutato la risposta del nemico. Da qui sono sempre più quelli che vogliono sostituirlo. Magari con uno dei suoi vice storici, i cui avvertimenti non sono stati ascoltati ma poi si sono rivelati esatti.
Tradire il Califfo sarà più vantaggioso
Questa situazione è nota allo stesso al-Baghdadi, che tiene i comandanti Isis vicino a sé per poterli controllare meglio. Parallelamente, si sposta di continuo e senza un ordine definito, in caso qualcuno faccia una “soffiata” al nemico che potrebbe costargli la vita. Nessuno, infatti, sa dove sia o quale sarà la prossima meta. Nemmeno i suoi più stretti collaboratori. L’aumento della taglia Usa si inserisce in questo contesto. “Tradire” il Califfo è diventato più appetibile e non si esclude che qualcuno per vendetta o solo per profitto possa decidersi a parlare. A priori da tutto, il provvedimento aumenta ancora la pressione sul leader Isis. Al-Baghdadi, infatti, dovrà necessariamente cambiare la sua strategia in tempi molto brevi. Di conseguenza, crescono i rischi che possa commettere un passo falso e svelare informazioni preziose.
Al-Baghdadi dovrà tenere sermoni in pubblico per colmare il gap sulla propaganda
Anche perché, almeno in Iraq, la tradizionale propaganda mediatica Isis ha subito recentemente duri colpi. La capacità comunicativa del Daesh si è quasi azzerata sui canali tradizionali. L’unica “arma” che rimane allo Stato Islamico è il passaparola. Ma affinché questo sia efficace, c’è bisogno che al-Baghdadi in persona si esponga personalmente. Magari tenendo qualche sermone in pubblico per rassicurare i combattenti del Califfato, il cui morale ormai è a terra. Ciò, però, rappresenta un pericolo molto concreto per la sua vita. Sia per i rischi di attacchi aerei sia per quelli “interni”. Su quest’ultimo versante, si teme la presenza di infiltrati o di elementi stanchi del suo modo di gestire la formazione.
La nuova taglia di 25 milioni di dollari sulla testa di Abu Bakr al-Baghdadi