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Iraq, ad Hawija sta nascendo Isis 2.0?

Scomparsi senza motivo dai timbri Isis la parola “Stato Islamico”

In Iraq c’è il sospetto che ad Hawija, a sud ovest di Kirkuk, i vertici Isis stiano cercando di creare un qualcosa di nuovo. Che sia legato a doppio filo al Daesh, ma con una “faccia” diversa. Dopo la nomina di un siriano a capo del gruppo, ora arriva un’altra novità. L’ha scoperta Alsumaria News. Dai timbri ufficiali della formazione, apposti su tutti i documenti e incartamenti ufficiali, è scomparsa la parola Stato Islamico. Questa, infatti, non è presente in nessun documento avallato dai leader dei miliziani. Inoltre, nonostante il cambiamento abbia destato grande sorpresa tra gli stessi jihadisti, non è stata fornita alcuna spiegazione in merito.

Ad Hawija si sono rifugiati i miliziani e leader Isis che non possono andare altrove. Sarebbero uccisi dai loro stessi compagni

L’assenza della parola-chiave Stato Islamico dai timbri è indicativa della situazione di Isis in Iraq e del fatto che ci potrebbero essere cambiamenti a breve. Si ipotizza persino la nascita di un nuovo gruppo, sulle ceneri del Daesh nel paese. Ad Hawija, infatti, si trova un grande nucleo di comandanti e miliziani, fuggiti da Mosul, Tal Afar e Anbar. Questi non possono spostarsi verso le roccaforti e i territori controllati in Siria, in quanto verrebbero giustiziati come traditori per aver lasciato i campi di battaglia. Inoltre, il viaggio spesso è troppo rischioso per essere compiuto. Da qui hanno deciso di stabilirsi in una specie di enclave di reietti, in cui è stata stabilita una propria gerarchia.

Non sembra che il neo-comandante Isis ad Hawija abbia interesse per ciò che accade fuori dalla città

Un altro elemento che fa pensare alla possibile nascita di un nuovo gruppo post-Isis è la nomina del siriano a capo della formazione ad Hawija e i suoi comportamenti. Se avesse legami con i vertici del Daesh, dovrebbe tenere sotto scacco tutti i jihadisti e comandanti nella città irachena. Studiando azioni per attaccare il nemico o aiutare i jihadisti che stanno crollando a Mosul. Ciò, invece, non avviene. Gli unici a essere soggiogati con la violenza e i ricatti sono i civili. A loro è vietata la distribuzione di medicinali, mentre i generi alimentari sono consegnati col contagocce. Lo scopo è usarli come arma per obbligare la popolazione locale a eseguire gli ordini e per bloccare qualsiasi tentativo di ribellione o fuga. Chi ha provato è stato, infatti, giustiziato nelle piazze.

Le costanti sconfitte di Isis hanno ampliato le fratture all’interno del gruppo e potrebbero aver portato alla nascita di qualcosa di nuovo

D’altronde, che c’erano grosse spaccature all’interno del Daesh in Iraq è cosa ben nota. Soprattutto dopo la scomparsa di Abu Bakr al-Baghdadi e l’inizio del crollo dello Stato Islamico. Non solo in Iraq, ma anche in Siria. Le continue sconfitte hanno aumentato le fratture, facendo diventare rivali le diverse compagini all’interno della formazione. Questi elementi fanno pensare perciò che ad Hawija si stia tentando di far nascere qualcosa di nuovo. Legato a Isis e al passato, ma non troppo. E che almeno per il momento, si punti a consolidare il controllo e la leadership sull’area, piuttosto che lanciare offensive para-militari contro i nemici.

 

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