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I paesi del Mediterraneo si esercitano a bloccare i dirottamenti in volo

Un gruppo di terroristi dirotta un velivolo di linea, costringendo l’equipaggio a cambiare rotta. Non è un film, ma lo scenario dell’esercitazione Circaete 2018 a cui partecipano i Paesi del Mediterraneo Occidentale dell’Iniziativa 5+5. Tra cui Italia e Libia
Un gruppo di terroristi a bordo di un volo di linea decide di dirottare (hijack) il velivolo, costringendo l’equipaggio a cambiare la rotta pianificata. Sembra un film, ma invece è realtà. Anche se simulata. E’ infatti lo scenario di “Circaete 2018”, esercitazione di Difesa aerea, appena cominciata, a cui partecipano i Paesi del Mediterraneo Occidentale aderenti all’ “Iniziativa 5+5”. Tra questi anche l’Italia e la Libia. Lo scopo è testare la reattività dei sistemi nazionali di sorveglianza e protezione dei cieli nel contrasto di minacce aeree di tipo non militare. Inoltre, promuovere un uso coordinato dei relativi centri di comando e controllo, dei siti radar e dei caccia intercettori. Le manovre, che si concluderanno il 18 ottobre e sono organizzate quest’anno dall’Aeronautica Militare Italiana, fanno parte delle attività promosse dal nostro ministero della Difesa nell’ambito dell’anno di presidenza italiana della “Defence 5+5 Iniziative”.
Lo scenario delle manovre, organizzate dall’Aeronautica Militare Italiana, che puntano a intercettare e bloccare un velivolo renegade
Lo scenario dci Circaete 2018: un aereo da trasporto militare, in questo caso italiano (un Falcon 900 easy del 31esimo Stormo dell’Aeronautica Militare), simulerà di essere un velivolo civile cosiddetto “renegade”. Ovvero quegli aerei civili in arrivo o transito nello spazio aereo nazionale, la cui condotta sia potenzialmente pericolosa per la sicurezza in quanto riconducibile ad una possibile azione terroristica. I centri di comando e controllo e sorveglianza radar dei Paesi interessati dalla rotta del velivolo, nonché i piloti e il personale delle basi della difesa aerea coinvolte, dovranno reagire in maniera tempestiva e coordinata per intercettare e condurre (come avverrebbe nella realtà) la minaccia fuori dagli spazi aerei nazionali. Oppure all’atterraggio forzato su un aeroporto designato, secondo le indicazioni impartite da terra seguendo protocolli stabiliti.
La fase in Italia di Circaete 2018 vedrà la partecipazione di vari assetti dell’Arma Azzurra. Dal COA agli Stormi (Quarto, 36esimo e 37esimo), passando per i droni e il personale a terra. Ci sarà una “staffetta” in volo con gli assetti francesi e tunisini
La fase di Circaete nello spazio aereo italiano sarà gestita dall’Air Operation Center del Comando Operazioni Aeree (COA) di Poggio Renatico (Ferrara). Questo è il centro di comando e controllo dell’Aeronautica Militare, da dove viene assicurata 24 ore su 24 la sorveglianza dello spazio aereo nazionale e laddove necessario da dove partono gli ordini di decollo immediato per i caccia intercettori. I piloti e i caccia Eurofighter del Quarto Stormo di Grosseto, del 36esimo di Gioia del Colle e del 37estimo di Trapani saranno pronti a decollare in pochissimi minuti dall’ordine di “scramble”, per intercettare e scortare fuori dai confini nazionali il velivolo sospetto. Lo faranno assicurando con una sorta di “staffetta in volo”, in continuità con gli assetti della Difesa Aerea, prima francese, e ,successivamente, tunisina. Scopo delle manovre è, infatti, promuovere e consolidare l’adozione di procedure comuni nella gestione di casi del genere. Dove la competenza rimane delle singole nazioni, ma in cui è essenziale – vista la velocità e la complessità degli interventi richiesti – agire in maniera coordinata tra paesi confinanti.
I dirottamenti (hijack) sono un pericolo concreto per la sicurezza dei cieli. Lo confermano una serie di episodi recenti. E’ necessario, perciò, che i paesi coinvolti o confinanti agiscano in maniera coordinata e tempestiva
Su Circaete 2018 si è deciso per questo scenario, in quanto gli hijack sono una minaccia molto attuale per la sicurezza dei cieli. Lo confermano i dirottamenti dell’Airbus 320 libico (23 dicembre 2016), poi atterrato a Malta, e dell’aereo della Ethiopian Airlines che il 17 febbraio 2017 doveva percorrere la tratta da Addis Abeba a Roma (portato invece sullo scalo di Ginevra). In questo contesto, l’Aeronautica Militare Italiana sta promuovendo iniziative finalizzate ad aumentare la mutua conoscenza e l’interoperabilità delle forze aeree dei 10 Paesi Membri. Ciò, mettendo a disposizione le competenze sviluppate in alcuni ambiti operativi e tecnologici specifici, come ad esempio quello dei sistemi elettronici di comando e controllo, quello dei velivoli a pilotaggio remoto (droni), della ricerca e soccorso (SAR – search and rescue) e del Personnel Recovery (PR).
Photo Credits: Aeronautica Militare Italiana