skip to Main Content

Gli esperti UE presentano strategia per combattere la disinformazione online

L’UE si affida agli esperti dello HLEG per studiare una strategia di contrasto alla disinformazione su Internet

L’UE studia come contrastare la disinformazione online, non limitata solo alle fake news. Ma anche tutte le forme di informazioni false e fuorvianti, presentate e promosse sul web che intenzionalmente causano un danno pubblico o che sono diffuse per profitti. A proposito, a gennaio la Commissione europea ha istituito un gruppo di esperti di alto livello (HLEG), il cui compito è studiare il fenomeno e identificare strategie e tattiche per contrastarlo nel cyber dominio. Il HLEG, guidato dalla professoressa Madeleine de Cock Buning, è composto da 39 membri provenienti da diversi settori. Dal mondo accademico al giornalismo, passando per i media online e televisivi, fino alla società civile e alle organizzazioni che si occupano di fact-checking. Il gruppo ha appena presentato un rapporto in cui identifica le principale minacce e propone un approccio per neutralizzarle. Sia a breve sia a lungo termine.

Cosa è la disinformazione online, chi e perché la diffonde

Innanzitutto, lo HLEG specifica con chiarezza cosa si intende per disinformazione nel testo. Non solo fake news; ma tutte le forme di informazioni false, inaccurate o fuorvianti progettate, presentate e promosse per causare intenzionalmente danno pubblico o per profitto. Non copre, invece, le questioni derivanti dalla creazione e dalla diffusione online di contenuti illegali (in particolare diffamazione, incitamento all’odio e alla violenza), soggetti a provvedimenti normativi legati a leggi UE o nazionali. Né altre forme di distorsioni deliberate ma non fuorvianti di fatti, come satira e parodia. I problemi causati dalla disinformazione sono intrecciati con lo sviluppo dei media digitali. Sono guidati da attori – politici statali o non, di profitto, media, cittadini, individualmente o in gruppo – e da usi manipolativi di infrastrutture di comunicazione, sfruttate per produrre, diffondere e amplificare il fenomeno su una scala più ampia rispetto al passato, spesso in modi nuovi ancora scarsamente mappati e compresi.

Il gruppo di esperti: I rischi della disinformazione, anche se non necessariamente è illegale

Inoltre, lo HLEG riconosce che – sebbene non sia necessariamente illegale -, la disinformazione può comunque essere dannosa per i cittadini e la società in generale. I rischi includono minacce ai processi politici democratici, inclusa l’integrità delle elezioni (come accaduto a più riprese in UE, USA e in molte altre zone del mondo); nonché ai valori democratici, che modellano le politiche pubbliche in una varietà di settori. Dalla salute alla scienza, passando per la finanza e altro.

HLEG: La disinformazione può essere battuta, ma a certe condizioni. L’UE eviti soluzioni semplicistiche o che causino frammentazione e danni a Internet

Il gruppo di esperti HLEG, però, è convinto che la disinformazione, cyber in primis, possa essere battuta. Nel modo più efficace e pienamente conforme alla libertà di espressione, di stampa e al pluralismo. Ciò, però, a patto che si verifichino una serie di condizioni. Innanzitutto in ambito UE e non solo tutte le principali parti interessate devono collaborare. Inoltre, la ricerca continua, la maggiore trasparenza e l’accesso ai dati pertinenti, insieme alla regolare valutazione delle risposte, vanno garantiti in modo permanente. Ciò è particolarmente importante, in quanto la disinformazione è un problema multiforme e in evoluzione che non ha una sola causa principale. A proposito il gruppo di esperti sconsiglia all’Unione Europa di adottare soluzioni semplicistiche e di evitare, perciò, qualsiasi forma di censura pubblica o privata e azioni che portino a una frammentazione di Internet o eventuali conseguenze dannose per il suo funzionamento tecnico.

Lo HLEG propone all’UE una strategia a breve e lungo termine in costante evoluzione

Lo HLEG nel rapporto all’UE ha stilato una serie di raccomandazioni che hanno un duplice scopo. In primis mirano a fornire risposte a breve termine ai problemi più urgenti legati alla disinformazione. Inoltre, propongono azioni a lungo termine per aumentare la resilienza della società al fenomeno e un quadro per garantire che l’efficacia di queste risposte sia continuamente valutata, mentre ne vengono sviluppate di nuove in base alle lezioni apprese. L’approccio multidimensionale che gli esperti raccomandano si basa su un numero di risposte interconnesse e reciprocamente rinforzanti, che poggiano su 5 pilastri.

I 5 pilastri del gruppo di esperti contro la disinformazione

In ambito UE secondo lo HLEG bisognerebbe migliorare la trasparenza delle notizie online, coinvolgendo una condivisione adeguata e conforme alla privacy dei dati relativi ai sistemi che consentono la loro circolazione online. Inoltre, è necessario promuovere l’alfabetizzazione dei media e dell’informazione per contrastare la disinformazione e aiutare gli utenti a navigare nell’ambiente dei media digitali. A ciò si aggiunge la necessità di sviluppare strumenti per responsabilizzare utenti e giornalisti per affrontare la disinformazione e promuovere un impegno positivo con tecnologie dell’informazione in rapida evoluzione. Serve anche salvaguardare la diversità e la sostenibilità dell’ecosistema dei mezzi di comunicazione europei. Infine, va promossa la continua ricerca sull’impatto della disinformazione in Europa. Ciò per valutare le misure adottate da diversi attori e adeguare costantemente le risposte necessarie.

Il rapporto integrale dello HLEG, inviato all’UE (file PDF)

Back To Top