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Gaiani: La fine di Isis in Iraq e Siria rischia di esserla anche per i curdi

Gaiani: In Iraq gli Usa sono scivolati su una buccia di Banana. Non hanno sostenuto i curdi che avevano protetto Kirkuk da Isis

La fine di Isis in Iraq e Siria rischia di decretare anche quella delle aspirazioni indipendentistiche dei curdi. Ne è convinto Gianandrea Gaiani, analista militare e direttore della webmagazine Analisi Difesa. “La situazione in Iraq e Siria è diversa – ha spiegato a Difesa & Sicurezza -. Nel primo paese gli Usa sono scivolati su una buccia di banana. Non sostenendo i curdi a Kirkuk, che avevano liberato e protetto dal Daesh, hanno deluso le loro aspirazioni. Parallelamente, il governo di Baghdad si è rinforzato. Ma ha puntato sulle milizie sciite, ormai parte dello strumento militare nazionale. Perciò ora che lo Stato Islamico è stato quasi totalmente sconfitto, gli americani hanno perso la stima dei curdi e il governo iracheno li ha scaricati per avvicinarsi all’Iran. Respingendo le ingerenze di Washington sulle milizie sciite. E queste continuano a prendere terreno con azioni provocatorie, a cui i Peshmerga rispondono solo ora, dopo essersi ritirati a difesa dei vecchi confini del Kurdistan Iracheno”.

Siria: con la morte del Daesh potrebbe nascere asse Damasco-Ankara con la mediazione russa contro il Kurdistan

In Siria la situazione è diversa. “Gli Usa, impiegando solo 600 militari sul terreno, puntano sulle SDF per combattere Isis e impedire alle forze di Assad (il SAA) e ai russi di liberare tutto il paese – ha ricordato Gaiani -. Perciò, i curdi oggi controllano un territorio di cui solo un terzo è abitato da quell’etnia allargandosi su zone arabe, certo poco abitate ma ricche di giacimenti di gas e petrolio. Assad in passato è stato disponibile ad accettare l’autonomia dei curdi di certo non sarà loro permesso di prendersi un terzo del paese e tutti i pozzi petroliferi. Un contesto – ha avvertito l’analista – che rischia di portare a un riavvicinamento nel prossimo futuro tra Assad ed Erdogan: un tempo amici e poi acerrimi nemici in seguito al sostegno di Ankara alla rivolta siriana. Appena la partita del Daesh sarà chiusa i due avranno un interesse comune a contrastare i curdi sostenuti dagli USA. Damasco per riprendersi le ricche regioni energetiche e ridimensionare le aspirazioni curde, Ankara per impedire che si crei una regione indipendente dominata dall’YPG, cugini del PKK e riferimento per i curdi in Turchia”.

L’analista e direttore di Analisi Difesa: La regione potrebbe venire attaccata da Ankara da nord e dall’esercito siriano da sud

“Da qui alla fine dell’anno, entro Natale, penso ci sarà un scenario nuovo – ha aggiunto Gaiani -. In cui le truppe turche da nord e quelle di Damasco da sud occuperanno molti territori oggi controllati dalle SDF. In questo caso, gli Usa potranno fare ben poco, almeno a oggi. Non hanno forze sufficienti per alterare la situazione – ha ricordato il direttore di Analisi Difesa -. Un conto è sostenere i curdi in chiave anti-Isis. Un altro è contro un esercito come quello turco o quello siriano. Appoggiato direttamente dai russi. Questa convergenza di interessi Damasco-Ankara potrebbe portare a un’azione congiunta tra i due nemici che potrebbe venire mediata da Mosca, vera potenza stabilizzatrice in quella regione del Medio Oriente. Un simile scenario determinerebbe un ulteriore avvicinamento di Ankara alla Federazione Russa e un conseguente maggiore allontanamento dalla NATO e dagli Usa”.

Il sito web di Analisi Difesa

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