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Che fine ha fatto lo Stato di Diritto in Italia?

A Piacenza le forze dell’ordine sono vittime 2 volte. Prima della violenza degli antagonisti e poi di quella dei social media

Che fine ha fatto lo Stato di Diritto in Italia? Nel pomeriggio di sabato 10 febbraio a Piacenza, nel corso di una manifestazione contro la formazione di estrema destra Casapound a opera di cosiddetti “gruppi antagonisti”, si sono verificati scontri fra le forze dell’ordine e manifestanti. Durante la carica contro questi ultimi, un carabiniere è caduto e ha perso il contatto con il resto dei colleghi. È stato accerchiato e percosso selvaggiamente dai contestatori con il suo stesso scudo, che gli è stato sfilato dagli aggressori. Poi è riuscito a rialzarsi e a raggiungere i colleghi. L’episodio è stato oggetto di un video diffuso sui social media, che ha ottenuto decine di migliaia di condivisioni e commenti che lasciamo all’apprezzamento dei lettori.

In Italia c’è un contesto di crescente insicurezza globale, provocato da diversi fattori. Ma la società, invece di sostenere le forze dell’ordine, le colpevolizza

L’episodio, una delle tante analoghe aggressioni in cui per anni sono rimaste vittime appartenenti alle forze dell’ordine mentre servivano – con dignità lo Stato Italiano – per garantire la sicurezza dei loro concittadini, sta suscitando preoccupazione. Sia per l’amarezza che ha destato negli stessi operatori sia perché interviene in un contesto di crescente insicurezza globale. Questo è provocato da baby gang diffuse su tutto il territorio nazionale (Milano, Torino, Bologna, Foggia, Potenza, ecc.) e non solo nell’area campana ove recentemente hanno destato maggiore scalpore; efferati omicidi ad opera di singoli stranieri e/o di bande criminali straniere, come quello scoperto a Macerata il 31 gennaio, (sul quale gravano anche ombre di cannibalismo tribale); crescente preoccupazione fra carabinieri e poliziotti, cui la nostra società democratica sembra non voler accordare onorabilità e rispettabilità al loro diuturno sacrificio per la tutela della sicurezza dei cittadini. Cercando invece di colpevolizzarli per una bandiera ritenuta nazista, richiedendo l’applicazione nei loro confronti di reati di tortura nei casi di abuso di potere o umiliandone la memoria al grido di 10, 100, 1000 Nassiriya.

Sembra che in Italia lo Stato di Diritto non esista più

La serie ininterrotta di episodi di criticità sottolinea la gravità della malattia della nostra democrazia, già denunciata il 2 febbraio 2018 nell’articolo “Il caso Svezia, quando la realtà è peggio delle fake news”, evidenziando che il tanto decantato “Stato di Diritto” ormai non esiste più. Esiste solo la difesa con tutti i mezzi degli interessi di casta, anche ad opera di nuovi gruppi politici che cercano di accreditarsi come integerrimi riformatori. Il diffuso malessere ha già investito il Paese. Da una parte ci sono i cittadini onesti che stanno reagendo per difendere la propria attività e il proprio lavoro (l’ultimo esempio è gioielliere di Frattamaggiore, in provincia di Napoli che sabato 11 febbraio 2018, nel corso di una rapina alla sua gioielleria ha sparato e ucciso uno dei quattro rapinatori). Dall’altra, c’è lo sconforto delle forze dell’ordine con sommesse proteste che a stento riescono a essere contenute nei rispettivi ambiti.

Sempre più persone si chiedono perché a Macerata i politici abbiano espresso solidarietà verso le vittime del fanatico neonazista, ma poca o nessuna attenzione alla madre della ragazza trucidata

Su WhatsApp circolano messaggi accorati che chiedono ai politici il perché di tutto questo. Su altri canali online i motivi per i quali, a fronte dell’orrido scempio fatto ad una ragazza italiana di 18 anni da criminali nigeriani, autorità politiche mostrano solidarietà verso alcuni di questi feriti da un fanatico neonazista che, infuriatosi per l’ennesimo scempio, gli spara. E che invece prestano scarsa o nulla attenzione alla madre della vittima. I nostri concittadini manifestano solidarietà antirazzista, picchiano a bastonate i rappresentanti delle forze dell’ordine e dai responsabili politici si sentono solo parole, parole, parole…. Senza che si intervenga significativamente, per non dire “brutalmente”, a bonificare il lercio putridume che sta inquinando il nostro terreno sociale.

La linea di demarcazione tra legalità e illegalità, onestà e disonestà, arroganza e modestia è totalmente confusa e indistinta

Come già sottolineato nel sopracitato articolo, la linea di demarcazione fra legalità ed illegalità, onestà e disonestà, arroganza e modestia, è totalmente confusa ed indistinta. Ciò fa sì che ognuno, persino gli stranieri appena arrivati, si arroghi il diritto-potere di fare ciò che più gli aggrada senza timore di sanzioni penali e men che meno morali. La situazione in Italia va degenerando verso un clima di contrapposizione fra “gruppi di autodifesa” e “gruppi criminali”, che favorisce l’apertura di incontrollati ed incontrollabili spazi critici di violenza sociale dalle imprevedibili conseguenze. Senza contare che di fatto “uccide” lo Stato di Diritto.

La lezione di Ulrich Beck

Il sociologo Ulrich Beck sostiene che “non esistono soluzioni personali o biografiche a contraddizioni sistemiche” come quelle denunciate. L’espressione può sembrare complessa, ma è di una disarmante logicità, poiché non esistono per il singolo individuo possibilità di porre rimedio a queste disfunzioni. Ricercando soluzioni nel proprio mondo biografico con un’analisi introspettiva, per ricostituire o rimodellare la propria vita. Occorre modificare il sistema in cui vive, nel quale la visione di un futuro è pressoché inesistente, il comune senso di solidarietà è del tutto sconosciuto, il sentimento dell’onestà è disperso nel deserto dell’aridità morale, il bisogno di un lavoro, magari anche adeguato alle proprie competenze ed aspirazioni, rimane un’utopia. Occorre ritornare al più presto a un clima di conclamata legalità. Non solo a parole, ma soprattutto nella concretezza di fatti con serie misure politiche che sappiano ripristinare il rispetto dei doveri e contenere gli eccessi della pretesa attuazione dei soli diritti.

La democrazia non si costruisce con le contrapposizioni nei talk show televisivi

Una serena e solida democrazia non si costruisce con verbose contrapposizioni nei talk show televisivi. Qui non solo si denunciano esclusivamente le inefficienze senza concrete e fattibili proposte di soluzione; ma si sovrappongono anche i proclami espressi a gran voce dalle parti contrapposte, tanto che l’audience televisiva, non riesce a comprendere nulla delle rispettive idee e programmi esposti. Tanto meno si costruisce propinando non solo agli adulti ma anche alle giovani fasce di telespettatori, programmi televisivi incentrati quasi quotidianamente su frivolezze o peggio ancora sulla violenza, invece di diffondere arte, storia e cultura per arricchire le conoscenze, promuovere riflessioni e costruire solide competenze.

Questa situazione favorisce derive di natura autoritaria o dittatoriale, sia elitarie sia oligarchiche, capaci di porre fine ad una traballante democrazia

Gli eventi che si rincorrono ci inducono a ritenere che stiamo attraversando un contesto di criticità sociale che si presta a favorire derive di natura autoritaria o se preferite dittatoriale, sia elitarie che oligarchiche, capaci di porre fine ad una traballante democrazia. Se abbiamo o meno il tempo per porvi rimedio, prima di eventuali stravolgimenti sociali, è una domanda alla quale non sappiamo rispondere.

Gli Indomabili

di Claudio Masci & Luciano Piacentini

 

Luciano Piacentini – Brevettato incursore, è stato Comandante di Unità Incursori nel grado di Tenente e Capitano. Assegnato allo Stato Maggiore dell’Esercito, ha in seguito comandato il Nono Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” e successivamente ricoperto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Ha prestato la sua opera negli Organismi di Informazione e Sicurezza con incarichi in diverse aree del continente asiatico.

Claudio Masci – Ufficiale dei Carabinieri proveniente dall’Accademia Militare di Modena, dopo aver assunto il comando di una compagnia territoriale impegnata prevalentemente nel contrasto al crimine organizzato, è transitato negli organismi di informazione e sicurezza nazionali. Laureato in scienze politiche. Tra i suoi contributi L’intelligence tra conflitti e mediazione, Caucci Editore, Bari 2010 e The future of intelligence, 15 aprile 20122, Longitude, rivista mensile del MAECI.

 

Claudio Masci e Luciano Piacentini sono gli autori di: “The future of intelligence”, articolo del 15 aprile 2012, pubblicato su Longitude, rivista mensile del MAECI, nonché dei libri: “L’intelligence tra conflitti e mediazione”, Caucci Editore, Bari 2010 (esaurito) e di “Humint… questa sconosciuta (Funzione intelligence evergreen)”, acquistabile da Amazon a questo link.

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