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Africa, il ritorno delle forze speciali USA in Somalia porta subito i primi frutti

Il ritorno delle forze speciali USA in Somalia porta subito i primi frutti: catturato una delle menti del massacro nella base UA a Marka. Inoltre, le forze di ATMIS riconquistano El Baraf
Il ritorno delle forze speciali statunitensi in Somalia, deciso agli inizi di maggio dal presidente Joe Biden, comincia subito a dare i primi frutti nella lotta ad al-Shabaab. Aweys Mayow Eelay, una delle menti dietro all’uccisione di decine di peacekeeper del Burundi in un recente attentato contro una base dell’Unione Africana a Marka, è stato catturato in un’operazione guidata dall’intelligence di Mogadiscio. Non ci sono conferme ufficiali, ma non si esclude un coinvolgimento dei partner americani nel raid. Nell’operazione i commandos somali hanno anche scovato e distrutto un deposito di armi, munizioni ed esplosivi, utilizzati dai terroristi per attaccare i militari e la popolazione nella regione della Lower Shabelle. Nei giorni precedenti, inoltre, l’esercito nazionale e i soldati della Burundian African Union Transition Mission in Somalia (ATMIS) hanno riconquistato la loro base a El Baraf (Middle Shabelle), dopo che i miliziani ne avevano assunto il controllo il 3 maggio.
Il ritorno è stato necessario a causa dell’espansione del gruppo pro-al Qaeda nel paese africano e per i rischi crescenti nella regione
Agli inizi di maggio, il presidente Biden – in controtendenza con le decisioni assunte in precedenza da Donald Trump – ha deciso di re inviare in Corno d’Africa e in Somalia in particolare centinaia di operatori delle forze speciali USA. Obiettivo: dare nuovamente impulso alla guerra contro a-Shabaab, dopo che il gruppo pro-Al Qaeda ha cominciato a rialzare la testa, estendendo la sua area di influenza nel paese africano. Di contro, le forze dell’Unione Africana e quelle locali sono in difficoltà, come confermano le recenti sconfitte subite ad opera dei jihadisti. Inoltre, ad agosto si terranno le elezioni in Kenya e c’è il rischio concreto di tentativi di attacco da parte dei jihadisti, che potrebbero causare carneficine tra i civili. Di conseguenza, gli Stati Uniti sono dovuti intervenire velocemente per evitare che la situazione degeneri ulteriormente e che i rischi di escalation si concretizzino.