Obiettivo: ripristinare il parco mezzi e le armi entro 2 mesi per mantenere la massima efficienza operativa contro i jihadisti pro-ISIS. Già riparati 3.500 pezzi.
Afghanistan, l’offensiva di primavera dei talebani a Farah è nata per l’acqua

L’offensiva di primavera dei talebani a Farah è nata per il controllo dell’acqua nella provincia. E potrebbe non essere finita. L’Emirato Islamico è pronto a colpire di nuovo
L’offensiva di primavera dei talebani a Farah è nata per l’acqua. Ne sono convinte le autorità nella regione occidentale dell’Afghanistan, dove operano anche i militari italiani. L’assalto, cominciato venerdì e non conclusosi del tutto – i miliziani dell’Emirato Islamico si trovano ancora in alcune zone del quadrante – è scaturito per il controllo delle risorse idriche. Chi le gestisce, di fatto ha un peso molto forte nel paese asiatico. Soprattutto ora che sono stati ultimati i lavori presso la Salma Dam e sono cominciati quelli alla Bakhsh Abad Dam. Non solo. Il conflitto non è finito. I jihadisti, infatti, si sono sparsi in tutti i distretti della provincia e colpiranno di nuovo appena i rinforzi inviati da Kabul avranno lasciato l’area. Sembra, però, che qualcosa cambierà. Le autorità sono intenzionate a riformare in breve tempo la polizia, punendo i negligenti e promuovendo chi, invece, si è distinto nei combattimenti.
La guerra per l’acqua a Farah rischia di estendersi in tutta la regione occidentale afghana a causa della siccità. Kabul deve intervenire su 2 binari prima che sia troppo tardi
La guerra per il controllo dell’acqua a Farah, peraltro, potrebbe presto estendersi alle altre province della regione ovest dell’Afghanistan. Ciò a seguito della siccità che ha colpito l’area. Da Ghor a Badghis (Bala Morghab soprattutto), passando per Faryab. Tanto che quasi 200 famiglie si sono rifugiate a Herat, chiedendo aiuto a Kabul e alle organizzazioni internazionali. Questo è terreno fertile per i talebani, che cercano di accreditarsi come portatori di sostegno. L’Emirato Islamico, infatti, può contare su un bacino di migliaia di bisognosi pronti a tutto pur di far sopravvivere le proprie famiglie. Di conseguenza, le autorità afghane devono agire su un doppio binario per evitare la diffusione della minaccia jihadista nel quadrante. Da una parte garantire la sicurezza, prevendendo nuovi attacchi e rinforzando le fila delle ANDSF locali in maniera permanente. Dall’altra intervenire velocemente a sostegno della popolazione per evitare che la disperazione alimenti possibili focolai, trasformandoli in incendi.
Photo credits: Iain Cochrane