skip to Main Content

Afghanistan, l’Italia ammaina la bandiera dopo 20 anni: ecco cosa rimane

L’Italia ammaina la bandiera in Afghanistan dopo quasi 20 anni ed essere stata protagonista di tutte le più importanti evoluzioni nel paese asiatico, pagando un caro prezzo: 53 vite

L’Italia ammaina la bandiera in Afghanistan dopo oltre 19 anni ed essere stata protagonista di tutte le più importanti evoluzioni avvenute nel paese asiatico. A partire dal 2001 quando i nostri militari della Task Force Nibbio furono tra i primi a mettere piede nella nazione durante la guerra ai talebani, passando per la TF “Cobra” che contribuì a garantire la sicurezza delle prime elezioni presidenziali della storia dello Stato, fino alla nascita dei PRT e allo spostamento del nostro contingente militare a Herat, dove ci fu assegnato il comando regionale Ovest (RC-W) di ISAF. Questo poi diventò TAAC-West con la trasformazione della missione NATO in Resolute Support. L’impegno dei militari italiani è costato la vita di 53 di loro e il ferimento di molti altri. Da parte di nessuno, però, non c’è mai stata volontà di “allentare” o di ritirarsi. Nemmeno nei periodi più bui o critici.

Cosa ci rimane

I militari italiani di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri in Afghanistan non si sono mai risparmiati. Anche e soprattutto nel rispetto, nonostante ciò aumentasse i rischi, per la sua popolazione. Tanto che molti lavoratori locali, soprattutto interpreti, sono divenuti membri di “famiglia” delle unità con cui cooperavano e il nostro paese li ha accolti quando c’era bisogno di proteggerli. Fa male, quindi, vedere le immagini del Tricolore ammainato. I ricordi, però, rimarranno indelebili. Dalle facce dei bambini locali, sempre col sorriso pur non avendo nulla, ai luoghi che abbiamo chiamato “casa” per diversi mesi ogni anno. Dalle chiacchiere davanti alle bistecche di Ciano o dagli spagnoli. Da Oreste e il suo bar, amico di tutti e punto di riferimento dei motociclisti a Herat, al via vai di runner lungo le vie di Camp Arena. Dalle “pizzate” e grigliate di task force alle file in palestra e al mercato della domenica. Chi ha vissuto tutto questo sa che la chiusura della base (probabilmente entro la fine del mese, passerà ai soldati afghani) e della missione non annullano ciò che è stato, nel bene e nel male.

La bandiera italiana è stata fisicamente ammainata, ma in realtà sventolerà per sempre in Afghanistan

Tutti i sacrifici fatti dai militari italiani in Afghanistan rimarranno. Niente e nessuno potranno mai cancellare la gratitudine negli occhi, anche degli elders più coriacei, quando sono stati risolti tanti problemi. Questioni che sembrano insignificanti nella nostra vita quotidiana, ma che in molte aree del paese asiatico sono fondamentali per la sopravvivenza della popolazione. Dai pozzi alle cure veterinarie del bestiame, passando per le strade, le visite mediche nei villaggi sperduti e la rimozione di vecchi proietti, che rischiavano di ferire soprattutto i bambini. Il tutto, sempre con rispetto e umiltà. La bandiera italiana è stata fisicamente ammainata, ma in realtà rimarrà alta per sempre a sventolare in uno dei cieli più straordinari e magici che si possano immaginare.

Back To Top