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Afghanistan, Kabul costringe talebani a presentare proposta negoziati

Il pressing esercitato dall’offensiva d’inverno ha determinato la scelta obbligata. Per la prima volta non è incluso il ritiro militare internazionale.

In Afghanistan la prima offensiva d’inverno contro i talebani sta portando i suoi frutti, nonostante sia appena cominciata. I vertici della formazione jihadista, secondo i media, hanno presentato a Kabul una nuova proposta per sedersi al tavolo negoziale. Innanzitutto c’è il dialogo diretto con gli Stati Uniti. Inoltre, i sono il riconoscimento formale dell’ufficio del gruppo in Qatar e la rimozione dei leader del gruppo dalla lista nera Onu. Nonché, probabilmente, anche da quella Usa. Lo ha confermato il portavoce dell’ufficio dei talebani, Sohail Shaheen, a The News. “Ecco cosa devono fare l’America e i suoi alleati per avere colloqui diretti con l’Emirato Islamico”, ha detto. “Questi ostacoli sulla via per stabilire la pace – ha aggiunto – non possono essere ignorati”. Questa conferma di una “vincolata” disponibilità dei talebani è giunta dopo indiscrezioni circa la riapertura dei negoziati con Kabul.

La proposta può avere un duplice fine. Comunque conferma difficoltà in cui si trovano i talebani

Le richieste, al momento irricevibili, sono comunque un’apertura dei talebani in Afghanistan rispetto alla precedente politica. Sulle intenzioni dei jihadisti, però, ci sono due interpretazioni. La prima è che effettivamente siano disposti a sedersi a un tavolo, anche con il nemico storico: gli Usa. Ciò a seguito del fatto che ormai la formazione è allo stremo e non riesce a reggere più la pressione militare. Soprattutto dopo l’avvio dell’offensiva d’inverno. Si tratta di una mossa inaspettata da Kabul, che aggrava i già pesanti problemi in cui versa l’Emirato Islamico. Dalla quasi totale assenza di finanziamento alla crisi dei reclutamenti. La seconda ipotesi, invece, è che i jihadisti cerchino solo di prendere tempo. Ciò per poter organizzare le difese e proteggere gli “assetti pregiati”, nonché i leader.

Entra in gioco un elemento nuovo, che crea cauto ottimismo

Sulla questione, però, c’è un fattore nuovo in Afghanistan. Per la prima volta i talebani non hanno citato la conditio sine qua non del ritiro immediato delle truppe straniere. Questo è un elemento di rottura rispetto al passato, che crea un timido ottimismo. L’ultimo a modificare radicalmente le sue posizioni era stato lo storico signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar. Dopo una vita a combattere gli Usa e le truppe straniere, aveva rivisto la sua posizione definendo la fuoriuscita dei militari come un obiettivo e non più una prerogativa. A seguito di ciò, il suo gruppo ha aderito al processo di riconciliazione nazionale.

L’offensiva d’inverno comunque continua: 14 jihadisti uccisi a Farah e a Helmand

Nel frattempo, comunque, le forze militari di Kabul continuano in Afghanistan l’offensiva d’inverno. Lo scopo è duplice: da una parte forzare i capi talebani a sedersi al tavolo. Dall’altra ridurre drasticamente le loro capacità, per minimizzare gli effetti della loro consueta offensiva di primavera. Nelle ultime ore almeno 14 talebani sono morti a seguito di bombardamenti aerei nel sud e nell’ovest del paese. Una dozzina di loro ha perso la vita nel distretto di Bala Bolukm in provincia di Farah. Altri due, invece nell’area di Nahr-e-Saraj (Helmand).

 

L’articolo su The News sulle richieste dei talebani

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