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Afghanistan: il proverbio “Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo” non vale più

Il proverbio “Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo” non vale più in Afghanistan. Entro il 31 agosto finiscono le missioni internazionali a Kabul. A Herat, invece, le speranze crollano ogni ora che passa
“Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo”. Questo antico proverbio, che ha caratterizzato da sempre la cultura e la mentalità in Afghanistan, oggi non vale più per la popolazione in fuga dai talebani. Sono gli ultimi giorni in cui si può sperare di imbarcarsi sui voli militari internazionali. A patto, però che ci si trovi a Kabul e che si riesca ad arrivare in aeroporto, ipotesi sempre più difficile soprattutto dopo il massacro appena perpetrato da ISIS-Khorasan Province (ISKP) presso lo scalo. Chi è rimasto a Herat, invece, non ha più tempo. Sono un centinaio di persone, le famiglie degli interpreti locali che hanno lavorato con i soldati italiani della Nato. La maggior parte di loro sono genitori e fratelli. Ci sono, però, anche mogli e figli, rimasti indietro perché non sono riusciti a mettersi in contatto con le autorità o a partire. Per loro le speranze ormai sono crollate. Anche potendo, non riusciranno mai a raggiungere l’aeroporto in tempo.
L’attentato di Isis Khorasan Province (ISKP) complica ulteriormente una situazione già critica
Il doppio attacco della branca locale dello Stato Islamico all’aeroporto di Kabul, costato la vita ad almeno 90 persone di cui 13 marines USA e il ferimento di altri centinaia, complica ulteriormente la situazione. Lo scalo ora è blindato nel timore di nuovi attentati e l’intera area è stata “jammata” (le telecomunicazioni sono state bloccate) per neutralizzare eventuali ordigni comandati a distanza. Ciò si traduce in pratica nel fatto che se avverranno ulteriori partenze, queste saranno estremamente più complicate. Innanzitutto i controlli estremamente rigidi rallenteranno i processi per accogliere nelle zone riservate chi ha diritto a imbarcarsi. Inoltre, a seguito del blocco delle frequenze, sarà quasi impossibile entrare in contatto con chi attende fuori dai gate. Ogni riconoscimento, perciò, dovrà essere effettuato “a vista” o con altri mezzi.
I talebani hanno in mano i database dell’NDS, manterranno le promesse?
Alla luce di questa tragedia, quale sarà il futuro per questi afghani? L’Emirato Islamico ha promesso che li lascerà partire anche dopo il 31 agosto, ma fidarsi è molto difficile. Anche perché aumentano i check point alle porte delle città e i talebani cominciano a bloccare i pullman che finora circolavano liberamente sulla Ring Road, la strada principale che da Herat porta fino a Kabul. Non solo. Gli stessi fondamentalisti avevano più volte annunciato che non sarebbero entrati nella captale, cosa invece avvenuta come si è visto. Inoltre, è sempre concreto il rischio di nuovi attentati da parte di ISKP. E’ certo, invece, è che non avranno un futuro, specie le famiglie degli interpreti, i giornalisti e gli attivisti a Herat che non potranno nemmeno nascondersi. I talebani, infatti, sono entrati in possesso dei database dell’NDS, l’intelligence afghana, in cui sono custodite le informazioni su chiunque.