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Afghanistan, il disimpegno di Italia-Germania scopre il fianco ovest ai talebani

Il disimpegno di Italia-Germania scopre il fianco ovest dell’Afghanistan ai talebani. La situazione si aggrava tra avanzata dello IEA e rischi di una guerra civile

Il fianco occidentale dell’Afghanistan è completamente esposto all’offensiva dei talebani, che hanno già conquistato aree strategiche come Islam Qala, al confine con l’Iran. Italia e Germania, infatti, hanno completato il disimpegno delle loro forze militari, inquadrate nella missione NATO Resolute Support, dal paese asiatico. Di conseguenza, le province di Herat e Mazar-e-Sharif oggi sono difese solo dai soldati locali, già sotto pressione da tempo e non più in grado di garantire livelli di sicurezza accettabile. Sono a corto di risorse e hanno il morale a terra, come si evince dalle sempre più frequenti diserzioni di soldati per entrare nelle file dell’Emirato Islamico (IEA). Questa situazione, peraltro, come ha scritto REPUBBLICA, è ulteriormente aggravata da un rischio crescente di guerra civile. Ciò in quanto i vecchi signori della guerra stanno cercando di riprendere potere e di ricrearsi eserciti con la scusa di difendersi dallo IEA.

Le forze armate italiane hanno effettuato a Herat la più grande operazione logistica mai avvenuta dalla Seconda Guerra Mondiale

Parallelamente, però, il disimpegno militare internazionale dall’Afghanistan ha mostrato anche alcuni aspetti inediti molto positivi. In particolare per quanto riguarda l’Italia. Il nostro contingente, infatti, è riuscito a far rientrare tutti i soldati, gli equipaggiamenti e i mezzi in una finestra temporale molto breve. Ciò, nonostante la comunicazione di fine missione fosse stata ufficializzata solo recentemente e sia ancora in corso l’emergenza Covid-19 nel paese asiatico. Data la mole di materiale da gestire e smobilitare, si è trattata della più grande operazione per le forze armate italiane mai avvenuta probabilmente dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, che si è conclusa con l’arrivo in patria del comandante del contingente, il generale della brigata paracadutisti Folgore Beniamino Vergori, e dei suoi guardian angels.

Il nuovo modello italiano: working group con tutte le branche e staff coinvolti, coordinati da un operational planning team

Secondo fonti militari, per il disimpegno italiano dall’Afghanistan è stato adottato un nuovo approccio in ambito forze armate: quello dell’analisi trasversale. Tutte le branche, gli staff e gli assetti sul terreno hanno partecipato a working group, coordinati da un operational planning team, per pianificare un calendario certo e rapido, senza però minare la sicurezza dei nostri soldati nel paese asiatico. Parallelamente, si è lavorato per effettuare una cessione graduale “soft” dell’autorità (TOA) ai soldati di Kabul, in collaborazione con tutti i contingenti che operano nella regione Ovest e che ricadono sotto il comando italiano di Resolute Support. Non solo. Nonostante il disimpegno sono continuate anche le attività a supporto locale, come dimostrano le donazioni effettuate all’aeroporto di Herat e la cessione delle basi.

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