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Afghanistan, i talebani avanzano in tutto il paese nell’impotenza delle ANDSF

L’offensiva dei talebani in Afghanistan avanza in tutto il paese nell’impotenza delle ANDSF

L’offensiva dei talebani in Afghanistan procede a pieno ritmo, senza che le ANDSF riescano a contrastarla. La maggior parte dei loro avamposti, infatti, tiene solo grazie all’intervento della componente aerea della missione NATO, Resolute Support. Altrimenti, sarebbero già collassati come in varie aree del paese. A Helmand i miliziani dell’Emirato Islamico (IEA) sono entrati a Lashkargah e ora combattono contro i soldati in periferia nonché in altri distretti come Arghandab. Si registrano scontri anche a Faryab, Zabul, Daykundi e Wardak. Qui i jihadisti hanno addirittura assunto il controllo della strada da Kandahar a Kabul, eccetto a Sayabad e Maidan Shar. Infine, ci sono stati attacchi a Logar, Nangarhar, Kunduz e Farah. Nella vicina Herat, invece, è stato fatto esplodere un pilone dell’elettricità che collegava la provincia con l’Iran, riducendo del 50% il suo approvvigionamento energetico.

Ad aggravare la situazione c’è il boom di defezioni dei soldati. I pochi rimasti sono soli e le forze internazionali hanno le mani legate da gli accordi di Doha, usati come arma di ricatto dall’Emirato Islamico (IEA)

Ad aggravare la situazione in Afghanistan ci sono due elementi: da una parte il nuovo boom di defezione di militari e poliziotti verso i talebani. Ciò sta riducendo i ranghi, delle ANDSF già allo stremo soprattutto a livello periferico a causa dei morti e del prolungato e costante pressing dei jihadisti. Tanto che in diverse occasioni, Kabul ha dovuto paracadutare cibo e munizioni ai soldati assediati, in quanto i loro compagni non erano in grado di penetrare le difese nemiche. Dall’altra, c’è la questione dei negoziati e degli accordi di Doha, che limita fortemente il supporto internazionale alle forze sul terreno. L’Emirato Islamico, infatti, sfrutta ogni occasione per accusare le controparti di violazioni, che mettono a rischio i negoziati. Lo hanno sperimentato recentemente gli Usa dopo aver effettuato bombardamenti a Helmand per alleggerire l’offensiva dei miliziani. Perciò, ogni aiuto deve essere ponderato e l’ok viene dato solo in casi estremi.

I talebani, a meno di casi isolati, evitano di attaccare i “crociati”

Ciò senza contare che le forze internazionali in Afghanistan, dopo le varie riduzioni, hanno a disposizione un numero limitato di assetti e truppe, i quali hanno come compito principale quello di proteggere le loro basi e i movimenti. Di conseguenza, ci sono poche risorse da inviare a sostegno delle ANDSF in difficoltà. Inoltre, i talebani evitano di attaccarle. Furbescamente, invece, concentrano la loro attenzione solo sulle forze di Kabul, tranne alcuni attentati con gli IED a sud. Di fatto, l’Emirato Islamico non ha interesse in questo momento ad alzare la tensione militare con i “crociati”, potendo sfruttare l’“arma” di Doha per limitarne l’operatività. Sa anche che il disimpegno delle forze straniere è solo questione di tempo, quindi non ha senso provocarle rischiando che le partenze siano rimandate o, peggio, i governi decidano una “surge” come accadde in Iraq per fronteggiare la minaccia crescente. E’ sufficiente che prendano tempo allungando all’infinito i tempi in Qatar. Come purtroppo sta già avvenendo col tira e molla per “galleggiare” senza che sia deciso nulla di concreto.

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