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Occhi puntati sulla cybersecurity delle Infrastrutture critiche marittime

Si lavora a livello nazionale e internazionale per rafforzare la cybersecurity

Le infrastrutture critiche marittime stanno diventando le protagoniste della cybersecurity. Dopo i recenti attacchi informatici a quelle tradizionali e sulla terra ferma, si è cominciato a studiare come incrementare la loro protezione. In questo contesto, gli esperti hanno puntato gli occhi sui settori strategici dei governi. Energia in primis, e si sono resi conto che buona parte di loro è legata al mare: dai porti agli interporti, ai terminal e alle piattaforme offshore. A seguito di ciò è cresciuto l’interesse verso la loro salvaguardia. Alcune nazioni hanno intrapreso lo studio di misure ad hoc, Stati Uniti in testa sia a livello di Congresso sia di agenzie federali. Inoltre, le Nazioni Unite (l’agenzia IMO) hanno appena stilato nuove linee guida per incrementare la sicurezza cibernetica di tutte le operazioni di shipping a livello globale.

Gli hacker finora hanno solo rubato  informazioni. Ma si rischiano danni irreparabili, anche l’ambiente

Le infrastrutture marittime, infatti, corrono pericoli a volte maggiori di quelle a terra. Ciò, in quanto per necessità devono essere interconnesse e integrate tra di loro. E, a seguito delle distanze o delle località dove sono site, lo possono essere solo tramite i computer. I prima a saperlo sono gli hacker, che recentemente hanno provato a lanciare diversi attacchi, soprattutto contro per piattaforme petrolifere in mare. Finora i tentativi non sono andati a buon fine o sono stati fatti solo per rubare informazioni. Ma non è detto che in futuro le cose non cambino. Questa eventualità, oltre a causare pesanti ripercussioni all’immagine e alla reputazione del proprietario dell’infrastruttura, rischia di provocare ingenti danni all’ambiente. Peraltro a volte irreparabili.

Il settore, che finora ha reagito alle minacce in maniera frammentaria, comincia a operare a livello corale

Nonostante questo contesto, però, il settore marittimo fino ad oggi non si è mosso in maniera strutturata per incrementare la sua cybersecurity. Tutte le iniziative adottate lo sono state su base volontaria. Il primo passo in questo senso a livello corale si è avuto solo nel 2016 da parte di una serie di istituzioni nazionali e internazionali. Il pool ha proposto lo sviluppo di misure di sicurezza informatica per prevenire possibili danni alle operazioni marittime. Che siano causati da hacker, malware o altri fattori legati al cyberspazio. Al momento si sta lavorando per implementare, ma sembra che ci sia già una bozza. Questa è basata sul ciclo operativo della cybersecurity:  Identify, Protect,  Detect, Respond e Recover.

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