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La Nigeria lavora per combattere le fake news sui social media

Bisogna educare gli utenti sulle conseguenze della diffusione di fake news

Il governo della Nigeria sta lavorando combattere le fake news sui social media. Lo ha annunciato Tolu Ogunlesi, consigliere speciale per i Digital Media del presidente Muhammadu Buhari, durante il secondo giorno della Social Media Week a Lagos. L’occasione è stata una sessione interattiva, moderata dal direttore Lo Scoop, Stanley Azuakola. Le nuove politiche, che saranno pronte entro la prima metà del 2017 secondo il Daily Post, nascono a seguito di un’esigenza concreta: quella di educare le persone sulle conseguenze della diffusione online di false notizie. Soprattutto da parte di giornalisti, blogger e possessori di piattaforme social. I codici di autoregolamentazione adottati finora, infatti, non sono stati sufficienti a bloccare l’esplosione di fake news sul web.

Agire a livello paese produrrà risultati limitati, serve strategia globale condivisa

Ogunlesi ha spiegato che lavorare a livello paese produrrà risultati limitati. Per il consigliere è necessario che la tematica delle fake news venga affrontata a livello globale e con i gestori dei principali vettori. A questo proposito ha chiesto che aziende come Facebook e Google dovrebbero penalizzare i soggetti che diffondono contenuti falsi. Inoltre, è necessario modificare le attuali leggi che vietano le espressioni di odio e la diffamazione, aggiornandole. Queste devono adattarsi alla rapida evoluzione nel settore dei media sociali e digitali di questa nuova era. Intanto, le nazioni – Nigeria in primis – devono istituire regolamenti e procedure ad hoc per mitigare la minaccia.

La Nigeria deve contrastare anche l’esplosione di cybercrime, da e contro il paese

L’allarme sulle fake news del consulente presidenziale della Nigeria è solo l’ultimo che riguarda la sicurezza informatica dello stato africano. Questo, infatti, è uno dei più attaccati dal cybercrime, secondo il Global Threat Index mensile di Check Point Software Technologies. La nazione africana è stata quella più colpita dalla famiglia di malware Dorkbot. È un bot backdoor che permette all’hacker di accedere ai sistemi. Una volta entrato l’attaccante può fare tutto. Da visualizzare o rubare informazioni confidenziali a lanciare attacchi DDoS, a far diventare la macchina un computer “zombie”. Inoltre, è proprio dal paese che partono molte offensive, soprattutto sul versante dei ransomware a livello globale.

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