Obiettivo: rubare le credenziali di accesso della vittima. L’indirizzo è pre-impostato e l’utente deve digitare solo la password, che risulterà sempre errata.
Isis sta perdendo la guerra, anche sul web

Isis chiede ai supporters online di non mollare
Isis è in grande crisi, in tutto il mondo. Sia sul fronte militare sia su quello della propaganda. Soprattutto online. Lo confermano, secondo quanto riporta SITE, i messaggi apparsi sui canali Telegram vicini al Daesh. In questi si incoraggiano tutti i supporters dello Stato Islamico a continuare a usare le piattaforme social media per distribuire materiale jihadista. Inoltre, si invitano a non permettere che eventuali sospensioni dei loro account fermino le attività sul web. Negli ultimi tempi, infatti, si sono moltiplicati gli sforzi internazionali per contrastare la propaganda online del Califfato. Sia da parte dei governi sia di volontari (come Anonymous e altri) e degli stessi provider. Ciò ha portato a un’ondata di cancellazioni di account malevoli in tutti i social.
L’Offensiva informatica contro Daesh vede un nuovo nemico su Facebook: CtrSec
L’offensiva informatica ha fatto crollare ulteriormente il morale dei simpatizzanti Isis, già fortemente danneggiato dalle sconfitte in tutti i teatri. Dalla Siria all’Iraq, passando per la Siria e l’Afghanistan. Ogni qual volta viene pubblicato sul web materiale riferito all’ideologia Daesh, c’è un esercito di hacker pronto a bloccarlo. Inoltre, si moltiplicano i collettivi di hactivisti che hanno dichiarato guerra online allo Stato Islamico. L’ultimo in ordine di tempo è CtrlSec, che ha deciso di agire su Facebook. Nel messaggio di presentazione si leggono i 5 principi che regolano l’operazione: Avere successo come uno, ottenere risultati, lavorare insieme, agire per ottenere successi e operare con integrità.
I 5 principi di CtrlSec nella lotta a Isis su Facebook
Sul primo versante, CtrlSec spiega che “abbiamo del sostegno e della fiducia l’un l’altro. Dobbiamo perciò lavorare come un unico team ad alte prestazioni in tutto il mondo, per combattere il terrorismo online. Ciò, concentrandoci principalmente su Intel open source e social media. Quando una persona ha successo, noi tutti lo abbiamo”. Sul secondo, “una sola mano non vincerà i comportamenti terroristici online. Siamo in grado di ottenere risultati, però, attraverso il duro lavoro, la costruzione e lo sviluppo di relazioni. In questo modo possiamo ottenere risultati dannosi per le organizzazioni terroristiche online”. Sul terzo, si specifica che “il lavoro di squadra è il cuore del nostro successo. Siamo determinati a stimolare e ispirarci l’un l’altro, alla ricerca di idee. Siamo perennemente in via di sviluppo. Ascoltiamo e ci impegniamo su tutte le idee per lo sviluppo sostenibile all’interno del team”.
Decisioni rapide, ma anche etiche
Sul quarto pilastro CtrlSec spiega che “siamo resistenti e abbiamo il coraggio e la determinazione per avere successo. Prendiamo decisioni rapide, basate sui fatti, per il bene della sicurezza nazionale, quella dei bambini, donne e uomini provenienti da ogni angolo del globo”. Infine, si sottolinea che “manteniamo i più alti standard etici e di trasparenza nel nostro lavoro e nei nostri rapporti”. Siano essi legati ai “partner, ai contatti, alle forze dell’ordine e agli altri esperti di lotta al terrorismo. Manteniamo i nostri impegni e siamo onesti, giusti e degni di fiducia”.
Il disastro del Cyber Caliphate
In questo contesto gli sforzi della branca online di Isis, il Cyber Caliphate, non si sono rivelati produttivi. Anzi sono stati controproducenti. Soprattutto dopo la pubblicazione di una serie di “kill list”, composte da nomi che in teoria erano stati rubati da database governativi e di altre organizzazioni. Ma che invece si sono rivelati totalmente falsi. Ciò ha causato un danno d’immagine e di credibilità notevole al “Cyber Army” del Daesh. Sia all’esterno sia all’interno del Califfato. Da quel momento, la branca informatica è stata messa in secondo piano e “controllata a vista” per evitare il rischio che si ripeta quanto accaduto. I miliziani sul web, infatti, hanno ormai l’unico compito di mettere in rete il materiale che gli viene consegnato, in modo che possa essere diffuso. Niente più azioni offensive o proclami.